Saro: «I friulani stavano con Englaro, chi protestava arrivava da fuori»

UDINE. «Il caso di Eluana Englaro provocò una crisi istituzionale che era meglio evitare. Quello scontro provocò anche negli anni successivi forti difficoltà nei rapporti con il presidente della Repubblica». Dieci anni dopo il senatore Ferruccio Saro, il socialista che favorì l’arrivo a Udine della donna in stato vegetativo da 17 anni, ricorda le inaspettate conseguenze politiche che quella battaglia provocò.
Quando Saro assieme all’allora governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, e all’onorevole Gabriele Renzulli, tutti socialisti e allievi del padre della legge sul divorzio, Loris Fortuna, decise di aiutare la famiglia Englaro (Armando il fratello di Beppino era stato per molti anni segretario comunale del Psi a Paluzza) non immaginava minimamente che da lì a poco si sarebbe trovato a contrastare il fuoco amico del governo Berlusconi contrario all’attuazione della sentenza della Corte d’Appello che autorizzava i medici a rimuovere il sondino che teneva in vita Eluana.
A Roma contro la morte di Eluana si erano schierati l’ex socialista Maurizio Sacconi, allora ministro della Sanità, il senatore Gaetano Quagliariello ex radicale come pure la deputata Eugenia Roccella: in quei giorni alla Quiete era arrivata la commissione di medici inviata dal ministero e il Governo annunciava di voler anticipare una parte del disegno di legge sul biotestamento con un decreto che vietava la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiale.
«Ci siamo trovati in una situazione paradossale in cui – spiega con il senno di poi Saro – la politica del Pdl che, tranne qualche rara eccezione, era sempre stata a favore della libertà di scelta, venne fortemente condizionata da alcuni socialisti e radicali che dopo essersi convertiti alle posizioni cattoliche diventarono dei veri e propri integralisti».
Sacconi, Quagliariello e Roccella si scagliarono contro i socialisti friulani nonostante – sono sempre le parole di Saro – «una parte del mondo cattolico che conosceva bene le sofferenze di chi si trovava nella fase terminale della vita, accomunasse alle volontà di Eluana la frase di Papa Giovanni Paolo II “lasciatemi andare alla casa del Padre”».
La posizione di Sacconi, Quagliariello e Roccella condizionò anche l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che «prima di allora non si era mai dimostrato contrario al testamento biologico».
Saro è convinto che se non fosse stato per le pressioni degli ex socialisti e radicali, Berlusconi non avrebbe iniziato a lavorare al decreto che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, disse subito di non voler firmare.
«Venne fuori una crisi istituzionale molto pesante. Non si doveva andare allo scontro che, anche negli successivi, creò forti difficoltà nei rapporti con Napolitano». Saro rivela di aver parlato direttamente a Berlusconi anche quando il presidente del Consiglio se ne uscì dicendo che Eluana sarebbe potuta diventare madre.
«Dopo aver visto Eluana cercai Berlusconi e gli dissi “hai fatto una dichiarazione sbagliata”. Ammise di essere stato mal consigliato. Alcuni, nel gruppo del Pdl, pensavano di strumentalizzare il caso Eluana per stringere rapporti con il Vaticano».
Saro lo afferma continuando a rispettare la posizione della Chiesa sul testamento biologico e facendo notare che la maggior parte dell’opinione pubblica friulana, fedele alla tradizione socialista, era al fianco della famiglia Englaro. «Tant’è che quando la Chiesa udinese organizzò le veglie di preghiera non ci andò quasi nessuno. E davanti alla Quiete protestava gente che arrivava da fuori regione».
Una cosa è certa: «Se non ci fosse stata Eluana non saremmo mai arrivati al testamento biologico. Eluana – conclude Saro – ha creato una coscienza sui temi del fine vita». —
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