Sangue infetto, «i lotti sono stati bloccati»

PORDENONE. L’importanza della donazione periodica e la sicurezza nei controlli sui donatori: il caso del sangue infetto dal virus dell’epatite C riscontrato in Toscana, complessivamente 13.900 sacche, provenienti in gran parte da quella regione e 3.300 da donatori friulani, ha fatto scattare queste due considerazioni ai presidenti regionali delle due più importanti associazioni di donatori di sangue, Lisa Pivetta per l’Avis e Renzo Peressoni per l’Afds.
«Casi come questo dimostrano l’importanza di una donazione periodica – ha affermato Pivetta – in quanto più si dona, più il proprio sangue e il proprio stato di salute vengono controllati. In Friuli Venezia Giulia i sistemi di verifica sono eccellenti: ne è una dimostrazione la sieroteca, attraverso la quale è possibile individuare la provenienza del sangue senza dover richiamare i donatori».
Pivetta sottolinea, inoltre, l’importanza della scrupolosità anche per chi si appresta a effettuare la donazione: è fondamentale, infatti, comunicare precisamente il proprio stato di salute al medico al fine di evitare l’inutilizzabilità della sacca.
«La situazione è tranquilla, dati certi non ce ne sono – ha sottolineato il presidente Afds Renzo Peressoni –. Il fatto che il sangue infetto risalga al 2012 fa riflettere sulla sicurezza dei controlli, che si effettuano anche dopo mesi dal prelievo».
Peressoni invita alla tranquillità in quanto «i lotti sono stati bloccati e non esiste pericolo per la salute». Una volta scoperto il pericolo contaminazione da epatite C, infatti, i campioni sono stati testati nel centro nazionale per la ricerca e la valutazione dei prodotti immunobiologici (Crivib) dell’Istituto superiore di sanità.
Il presidente regionale dell’Afds non nasconde comunque il danno d’immagine che ne è derivato e nemmeno le conseguenze economiche (si stima un danno tra i due e tre milioni di euro per la Kedrion, la ditta farmaceutica che si occupa della lavorazione di derivati del plasma), compreso il fatto che 13.900 sacche di sangue siano state sequestrate.
Per capire se in Friuli Venezia Giulia si dovrà effettuare la “caccia” al donatore si attendono le disposizioni del centro nazionale sangue il quale, una volta terminate le analisi che si stanno eseguendo sulle sacche lavorate in Toscana, potrà dare il via libera per lo scongelamento dei campioni conservati nella sieroteca regionale, ubicata nell’ospedale di Gorizia, e risalire all’eventuale donatore infetto.
Resta da capire come sia successo che del sangue infetto sia finito tra quello sano: per gli esperti la risposta più plausibile sarebbe quella di un errore di attribuzione, ovvero lo scambio di un campione sano con uno malato.
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