Sangue, il dono a chiamata è la rivoluzione dell’Afds udinese

Nei primi mesi del 2013 registrata una flessione delle donazioni anche in Friuli. Cambiamenti pure nel sistema delle prenotazioni per i volontari
Udine 14 giugno 2013 emoteca piazza venerio Copyright Petrussi press Turco
Udine 14 giugno 2013 emoteca piazza venerio Copyright Petrussi press Turco

UDINE. Il “dono a chiamata” rivoluziona l’Associazione friulana donatori di sangue. «Serve un cambio di marcia perché abbiamo davanti nuove sfide». A tratteggiare il futuro dell’Afds è il presidente Renzo Peressoni, al termine della prima riunione del neo eletto Consiglio provinciale. «Non ha più senso donare “quello che voglio, quando voglio”, dobbiamo passare al “quello che serve, quando serve” e possiamo farlo soltanto attraverso donatori informati».

Primo passo è la creazione di «gruppi particolari distinti in base agli antigeni», spiega Peressoni. «I gruppi rari saranno chiamati a donare sangue intero. Penso agli 0 Rh negativo che sono appena il 5% della popolazione. Ecco, in questi casi non possiamo permetterci di restare sprovvisti di riserve per le emergenze dei malati friulani e dei malati italiani, perché non facciamo differenze in base alla provenienza».

Diverso il discorso per il gruppo 0 positivo, tanto per citare un esempio. «Segnaleremo in modo puntuale le necessità ai donatori attraverso il sito internet e le associazioni. Puntiamo a creare un filo diretto per programmare il dono in base alle esigenze e non viceversa». Infatti, accanto alle sacche di sangue indispensabili per trasfusioni e trapianti, stanno diventando fondamentali i plasma derivati. Plasma, gammaglobuline, piastrine, sono usati come veri e propri farmaci. Fondamentali per il trattamento di alcune malattie, i derivati del sangue sono diventati beni preziosi di cui il sistema sanitario ha sempre più bisogno.

«Appena un terzo delle piastrine usate nel nostro territorio è raccolto attraverso la piastrinoferesi», spiega Peressoni. In questi casi la lavorazione è contestuale alla donazione perché il sangue passa attraverso una sorta di lavatrice che separa le componenti utili al centro trasfusionale (in questo caso le piastrine, ma con il medesimo procedimento si ottiene il plasma), e reinfonde la frazione restante. Nella maggior parte dei casi, invece, le sacche di sangue intero sono inviate alla lavorazione per la successiva separazione degli emocomponenti. Una buona pratica, insomma, per evitare le emergenze. «Nel 2013 anche la provincia di Udine, così come il resto d’Italia, è colpita dal calo delle donazioni – sottolinea Peressoni –. Ecco perché la programmazione deve diventare impeccabile».

Per farlo il Consiglio ha già varato una serie di commissioni di lavoro chiamate a stilare un rapporto cadenzato dei risultati. Prima fra tutte quella “informatica”, affidata a Federico Cosci. Suo il compito di rivoluzionare il sistema delle prenotazioni. Perché Peressoni ha già chiesto alla Regione di cancellare «l’inutile e costoso call center», per introdurre un numero verde regionale. Ma è soltanto il primo passo. L’obiettivo è fare sbarcare sul web la “prenotazione fai da te”, con un’agenda digitale sempre a disposizione dei donatori che possono prenotare l’appuntamento in autonomia e con un semplice “clic”.

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