San Daniele, morto l’ex sindaco Floramo

SAN DANIELE. San Daniele in un giorno ha perso due dei suoi più illustri uomini politici: il già sindaco Luciano Floramo e il capogruppo dell’allora Pci, Mirko Candusso. Due uomini che hanno scritto pagine di storia importanti della cittadina collinare, una sorta di trasposizione friulana dei personaggi usciti dalla penna di Guareschi: come don Camillo e Peppone, anche Floramo e Candusso furono avversari politici, ma mai nemici. Il destino ha voluto che abbiano lasciato la vita terrena a poche ore di distanza. E nella stessa corsia dell’ospedale. A 81 anni si è spento ieri mattina Luciano Floramo, sindaco dalla fine degli anni Settanta a metà degli Ottanta. Era malato da una decina di anni. Accanto a lui la sua adorata famiglia: la moglie Laura e i figli Fiorella, Ave e Angelo.
«Classe 1931 – racconta Angelo –, era nato nella ex Jugoslavia, figlio di un ferroviere socialista siciliano mandato al confino perché non aveva idee allineate al regime. La sua infanzia l’ha vissuta tra l’Istria e la zona slovena vicino a Gorizia. Era molto legato al suo paesino, Comeno». «Il fatto di avere fatto la miseria, di essere andato a chiedere la carità, gli aveva permesso di avere le idee chiare per la sua futura vita politica: seguire gli ultimi. Era un uomo di cultura non accademica, in quanto aveva il senso del conoscere, del sapere le cose e di poterle comunicare. La sua famiglia di origine arrivò a San Daniele in quanto profuga dall’Istria. Vennero sistemati nel manicomio del paese, con i malati. Luciano Floramo ha studiato, si è dato da fare e si è costruito una vita sclete. A San Daniele ha trovato mia mamma, più giovane di 10 anni. Si sono conosciuti anche grazie al fatto che il nonno della sua futura moglie era infermiere all’ospedale psichiatrico».
Poi ci sono stati gli anni dell’Università e anche qui Floramo ha fatto un percorso esemplare. «Quando studiava a Trieste (si era laureato in lettere antiche) per mantenersi faceva l’istitutore di notte a Cividale. Al mattino, finito il turno, prendeva la sua “gigia”, la bici come la chiamava lui, e andava a lezione a Trieste. Questo momento formativo gli ha insegnato che bisogna sempre lottare con passione per ciò in cui si crede». Un’altra grande passione che ha caratterizzato la vita di Floramo quella per la politica. «Era di quella parte di Dc orientata sul centrosinistra, quella degasperiana – ricorda il figlio –. Era convinto che il dialogo con il Pci doveva essere forte. Aveva grande stima degli avversari, a momenti, quasi di più che dei compagni di partito».
Luciano Floramo è stato anche consigliere regionale dove ha fatto una battaglia per dare dignità al popolo degli zingari. «Fece scalpore il fatto che lui, democristiano, avesse firmato una legge come quella sui rom. Ma lui era così, non guardava né tessere né colori, guardava a quello che era importante». Floramo è stato anche presidente dell’ospedale locale e di quello di Udine. I funerali saranno celebrati domani, alle 15, in duomo.
Anna Casasola
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