S’ammala in carcere Duello sulle regole per curarsi a casa

Maniago, l’uomo aveva contratto un’infezione a Padova Il difensore: «Solo il giudice può dettare le regole»
20060808 - ROMA - POL - INDULTO: MASTELLA-DAMIANO, PIANO LAVORO PER 2000 EX DETENUTI..FONDI AMMONTANO A 13 MILIONI DI EURO..Un secondino con in mano un mazzo di chiavi in carcere di massima sicurezza.Il ministro del Lavoro Cesare Damiano e quello della Giustizia Clemente Mastella hanno messo a punto un piano per favorire il reinserimento lavorativo di circa 2.000 ex detenuti usciti dalle carceri con l'indulto. Il progetto conta su una dotazione di 10 milioni di euro del ministero del Lavoro e di 3 milioni di euro di quello della giustizia, ..proveniente dai fondi della cassa per le ammende. FRANCO SILVI/ANSA/DEF ..
20060808 - ROMA - POL - INDULTO: MASTELLA-DAMIANO, PIANO LAVORO PER 2000 EX DETENUTI..FONDI AMMONTANO A 13 MILIONI DI EURO..Un secondino con in mano un mazzo di chiavi in carcere di massima sicurezza.Il ministro del Lavoro Cesare Damiano e quello della Giustizia Clemente Mastella hanno messo a punto un piano per favorire il reinserimento lavorativo di circa 2.000 ex detenuti usciti dalle carceri con l'indulto. Il progetto conta su una dotazione di 10 milioni di euro del ministero del Lavoro e di 3 milioni di euro di quello della giustizia, ..proveniente dai fondi della cassa per le ammende. FRANCO SILVI/ANSA/DEF ..

MANIAGO. Possono le forze dell’ordine imporre prescrizioni, ad integrazione di quelle stabilite da un giudice nei confronti di una persona sottoposta a una misura cautelare? É quanto dovrà stabilire il magistrato di sorveglianza di Udine per un caso sottopostogli dall’avvocato Alessandro Magaraci per conto di un suo assistito.

La vicenda riguarda Oscar Tosoni, 35 anni, di Maniago. Dal 17 maggio 2012 deve scontare un anno e quattro mesi di reclusione. É detenuto in carcere per cessione di stupefacenti a Pordenone, dopo avere subito un intervento chirurgico al Santa Maria degli Angeli per problemi cardiologici. Poi viene trasferito nella casa circondariale di Padova, per sei mesi. All’improvviso, la febbre sale, fino a quasi 41 gradi, viene nuovamente ricoverato. L’uomo ha contratto una grave infezione, che comporta il trattamento di dialisi permanente. Il medico del carcere non firma la dichiarazione di incompatibilità tra la malattia e la detenzione. L’avvocato ricorre al tribunale di sorveglianza di Venezia, che accoglie l’istanza e sospende l’esecuzione della pena. Tosoni torna a casa. Per un anno, al 28 gennaio 2013, le udienze del suo processo sono sospese per gravi condizioni di salute.

L’11 dicembre 2013 il tribunale di sorveglianza, a causa del quadro clinico e per consentire il trattamento di dialisi, aveva concesso i domiciliari al 35enne. L’uomo torna quindi a Maniago. Il giudice, nell’ordinanza, stabilisce i termini della detenzione domiciliare: Tosoni può uscire tra le 10 e le 12 per motivi di salute e per esigenze di vita.

I carabinieri, ai quali è stata notificata l’ordinanza, a loro volta il 2 febbraio integrano il documento «al fine di vigilare correttamente sull’osservanza delle prescrizioni impongono quanto segue: prima di uscire dalla propria abitazione dovrà avvertire questo comando circa le motivazioni che comportano il suo allontanamento; portarsi presso questi uffici per apporre la firma sul registro permessi; ad incombenze ultimate, tornare al comando dimostrando di avere effettivamente soddisfatto alle indispensabili esigenze di vita o di essere uscito di casa per motivi sanitari; contattare telefonicamente questo comando non appena rientrato in casa».

La difesa non ci sta. «Sono state modificate le disposizioni, prevedendo maggiori prescrizioni senza l’avvallo del giudice», spiega Alessandro Magaraci. Che ricorre al magistrato di sorveglianza di Udine. «La vita del signor Tosoni è appesa a un filo, ma ogni giorno resa sempre più complicata dagli agenti che devono effettuare i controlli. Si evidenzia che vengono effettuati controlli in orari notturni sebbene il signor Tosoni abbia spiegato le proprie difficoltà a staccarsi dall’apparecchio per la dialisi».

Ora la parola torna al tribunale di sorveglianza di Udine, che dovrà esprimersi sul ricorso del difensore.

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