Salvini al raduno rilancia la leva obbligatoria

Il ministro: sei mesi di servizio militare o civile sarebbero utili ai giovani per imparare rispetto e disciplina. Oggi la grande sfilata

dall’inviato

Enri Lisetto

milano. L’adunata degli alpini sconta l’effetto della grande città. Le penne nere si mescolano e si confondono tra lo shopping meneghino, una certa indifferenza (molti hanno notato la pressoché assenza di Tricolori su palazzi e case), gli artisti di strada, i turisti, i commercianti che giustificano le vetrine spoglie con l’avere saputo della kermesse negli ultimi giorni.

Piazza Duomo, corso Vittorio Emanuele, via Orefici e via Dante sono state le vie più battute sino al Castello Sforzesco, con le sue porte, filtro naturale e imbuto per chi è diretto alla Cittadella militare, dove in tarda mattinata arriva anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini che coglie l’occasione per parlare della leva obbligatoria: «Continuo a ritenere che la proposta dell’Ana di introdurre, anche per un periodo più breve, una forma di servizio civile o servizio militare, nei pronto soccorso, pronto intervento, protezione civile sarebbe utile per tanti ragazzi e ragazze per imparare valori come rispetto, sacrificio, disciplina, onore, sudore e fatica. Quindi, ci riproveremo».

Per le strade si incontrano e si incrociano le penne nere friulane. Quelle del coro sezionale di Udine, gruppo di Codroipo, che partecipano alle adunate da 25 anni: «Giornate indimenticabili, da cui nascono amicizie che durano una vita», dicono Andrea Driutti e Giorgio Della Longa. Tanto per dire, Dino Sabadotto, di Pederobba, e Giorgio Della Longa si conoscono dal 1972. Ci sono le penne nere di Mereto di Capitolo Tonino Formaggio, Fulvio Lessio, Sergio Tosoratti e Giorgio De Nardo che incontrano Eugenia Micelli, della Val di Resia, da 50 anni a Milano. «L’atmosfera è fredda, poche bandiere» lamentano.

Lauro e Alessandro Lupieri, tra gli ultimi dell’8° Cividale, arrivano da Vidulis: «Grazie all’adunata abbiamo ritrovato amici di naia di Modena». Il coro Ardito Desio di Palmanova è accampato in una palestra del centro e manda un saluto agli amici che non stanno tanto bene: «Quest’anno cantiamo per le vie, niente concerti ufficiali», dice Tiziano Toan.

La scena, in piazza Duomo, a metà mattina se la prendono i Batecoladors, che fanno parte del gruppo di Basiliano: i loro “batecul”, costruiti a mano da Patrix Papais, si guadagnano gli applausi. E, ancora, i gruppi di Campeglio, Togliano, Cividale e Moimacco all’uscita del Castello Sforzesco. Il gruppo di Fauglis porta il motto “Uniti per donare”: “Non siamo tanti, ma ci siamo sempre”, compreso Fabiano Di Blas che oggi, quale dirigente, rinuncerà alla festa di promozione del Sevegliano Fauglis. C’è pure la gloriosa Banda alpina di Orzano che oggi sfilerà con Palmanova. All’ombra della Madonnina anche gli “Amici di Caporiacco” che cantano canti popolari alpini e friulani accompagnati da Livio Curtolo al clarinetto, Matteo Luis al flicorno baritono e il padre Armando alla fisarmonica e tante penne nere di Attimis e Savorgnano del Torre. Festa fino a sera, prima della sfilata di stamattina, con fuoriprogramma nel pomeriggio: pioggia e grandine hanno costretto gli ospiti a riparare sotto i portici. Imprevisti da adunata. —

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