Salvato il 6 maggio, ritrova il “fratello”

UDINE. Quando si sono conosciuti nell’ospedale militare di Udine la terra non smetteva di tremare e l’intera città sembrava cedere sotto le scosse telluriche. Si sono riabbracciati ieri al Santa Maria della Misericordia, a distanza di 39 anni dal terremoto che sconvolse i Friuli in occasione della presentazione del libro di Elpidio Ellero e Paolo Strazzolini “Ospedale militare di Udine. Storia e memoria di un’istituzione” edito da Aviani & Aviani.
Un lieto fine per una vicenda divenuta nota anche grazie al Messaggero Veneto. Patrizio Sturma, 45 anni di Lusevera è arrivato con la famiglia per incontrare Alfonso De Maglio, dirigente medico dell’Ortopedia al Santa Maria della Misericordia in quiescenza e figlio del colonnello che per un quadriennio fu il direttore dell’ospedale militare.
«Quando rimasi ferito a Micottis a causa del crollo di un muro, i soldati mi portarono all’ospedale militare di Udine, ero l’unico bambino all’interno di quella struttura, ci rimasi per tre mesi e a quell’età, avevo sei anni, ero un bambino vivace. Il colonnello Marcello De Maglio fu come un padre per me, lui era una persona calma, comprese la mia situazione e mi accolse nella sua casa».
Il colonnello De Maglio era arrivato a Udine nel 1964 da Lecce con la famiglia. «Mio padre fece venire quel bambino da noi, giocava nel nostro giardino, per noi era un po’ come un fratello minore – ricorda Alfonso De Maglio – io ero spesso assente, a 26 anni avevo appena cominciato a lavorare all’ospedale di Udine. I miei fratelli Daniela, che aveva 23 anni, Claudia che ne aveva 21 e Sergio che ne aveva 16, passavano più tempo con lui».
Per Patrizio Sturma la speranza di riabbracciare quella che per lui fu una figura paterna, non si è mai spenta. «I mesi che seguirono il 6 maggio 1976 furono difficili – racconta Sturma – quando fui dimesso dall’ospedale mi mandarono in una colonia a Jesolo, poi la casa della mia famiglia a Micottis di Lusevera, che era stata danneggiata dal terremoto, fu demolita.
Dopo la morte di mio padre ho trovato alcune foto che mi ritraevano convalescente con alcuni militari, volevo ritrovare quel medico che tanto si era prodigato per me, ma erano altri tempi. Quando con l’aiuto di internet riuscii a fare qualche ricerca online, seppi che il dottor De Maglio era morto, lo appresi con grande tristezza».
A raccontare la storia dell’ospedale militare di Udine e il suo ruolo strategico, argomento su cui ha puntato l’editore Aviani, che lo scorso anno ha prodotto ben 54 pubblicazioni, è stato poi Strazzolini che ha ripercorso le vicende della struttura dagli esordi alla sede storica di via Pracchiuso, fino alla chiusura nel 2006. Pagine importanti quelle della sua ultima epopea, prima del lento e inesorabile declino, sono quelle che si riferiscono ai giorni che seguirono il 6 maggio 1976. In quei giorni l’ospedale militare di Udine si trovò in prima linea.
Oltre ai 993 morti vi furono 1.583 feriti, ben 793 furono divisi fra ospedale militare e quelli da campo. A pieno regime fecero capo all’ospedale dieci nuclei di Pronto intervento, 48 ambulanze e 8 sezioni di disinfezione e disinfestazione.
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