Salva la distilleria Domenis: c’è un’offerta da 1,8 milioni

CIVIDALE. Le grappe Domenis continueranno a portare alto il nome del Friuli e dei Colli Orientali. Al curatore fallimentare dell’azienda, costretta a portare i libri in tribunale lo scorso mese di aprile dopo la condanna al pagamento di 12 milioni di euro di accise all’Agenzia delle dogane, è pervenuta una proposta d’acquisto irrevocabile per l’intero complesso aziendale.
Compresi i 13 dipendenti. Il soggetto imprenditoriale che si è candidato a raccogliere il testimone della storica distilleria ha messo sul piatto 1,8 milioni di euro, cauzionandoli con il 10 per cento. Il tesoretto costituirà la base d’asta per la gara che il curatore, il commercialista goriziano Roberto De Luca, si prepara ad esperire entro il mese di novembre.
Se arriveranno offerte economicamente migliorative, a patto che siano previsti contestualmente sia la prosecuzione dell’attività che il reimpiego di tutta la forza lavoro, la partita sarà riaperta.
Viceversa, dovesse rimanere in corsa solo l’attuale candidato, l’azienda gli sarà aggiudicata entro l’anno per consentire il passaggio di consegne vero e proprio all’inizio del 2015. Cambio al timone che dovrebbe avvenire se tutto andrà bene entro il mese di febbraio, quando Domenis passerà nelle mani del nuovo proprietaria da quelle del curatore, che dallo scorso 3 giugno a oggi ha consentito, mediante l’esercizio dell’attività provvisoria concesso dal tribunale di Udine, la prosecuzione delle attività di produzione e vendita.
Nonostante il fallimento, Domenis non si è fermata. «Grazie al lavoro del dottor De Luca, la distilleria ha potuto continuare a lavorare - racconta Stefano Gobbo di Fai Cisl - non senza lo sforzo e la comprensione dei dipendenti, che hanno dimostrato grande attaccamento al posto di lavoro e all’azienda, adattandosi ad essere chiamati solo in caso di necessità e pagati per le effettive ore lavorate».
Ciò è stato possibile in virtù di un preciso accordo sottoscritto in Confindustria a Udine e appena prorogato dalla curatela che ha già firmato, stavolta in Confapi, anche la richiesta di cassa integrazione per dotare i lavoratori di un ammortizzatore sociale.
Quello della storica distilleria Cividalese rappresenta un esempio virtuoso della gestione fallimentare poiché come sottolineato, a poco più di un mese dal decreto di fallimento, è stata ripresa la produzione consentendo di garantire la clientela e proseguire l’attività che in periodo di vendemmia si prepara a spingere nuovamente sull’acceleratore.
Mentre si definirà la partita per la nuova proprietà, parallelamente l’azienda provvederà infatti a lavorare (quasi) come niente fosse. «Incamerando la vinaccia da Colli orientali e Collio - spiega l’ex proprietaria, Cristina Domenis -, che sarà poi stoccata e distillata a partire dall’inizio di ottobre per due, tre mesi, fino ad essere messa in bottiglia dai sei mesi successivi fino a diversi anni dopo la distillazione. Circa uno nel caso della Storica nera, che affronta un lungo periodo di affinamento in acciaio».
Sull’identità del potenziale acquirente De Luca mantiene il più stretto riserbo concedendo solo che «si tratta di un soggetto imprenditoriale importante, nazionale». Non una parola di più. A dire l’ultima sarà infatti come detto una gara cui il curatore sta già lavorando. «Intendo pubblicare il bando entro la prima metà dei mese di ottobre - si limita a confermare De Luca - ponendo a base di gara la cifra dell’offerta già pervenuta e cauzionata, pari 1,8 milioni di euro. Saranno accettate offerte migliorative che garantiscano il prosieguo dell’attività e la ricollocazione dell’intera forza lavoro».
Riconoscimento a dir poco meritato dai 13 dipendenti che in questi mesi hanno dovuto fare i conti con una sensibile riduzione della busta paga, ma hanno saputo e voluto tenere duro. Porteranno alla nuova proprietà il grande know how maturato in lunghi anni di lavoro in distilleria, uno degli ingredienti essenziali di queste celebrate grappe.
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