Rottami, un affare milionario Sequestrati terreni e auto

C’è chi ci vede solo scarti e chi li considera oro. Tanto che nel corso dell’operazione Via della seta, che ha scoperto una maxi frode fiscale internazionale, sono stati fino ad ora sequestrati 7,6 milioni di euro in denaro o titoli, 38 unità immobiliari, 30 terreni e 35 autoveicoli. In alcuni casi sono già partite le richieste di riesame, in altri le difese si stanno prendendo il tempo necessario per analizzare il corposo materiale messo insieme dalla Guardia di Finanza di Pordenone con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Trieste: un’operazione che ha portato all’arresto di 5 persone, delle quali 3 originarie di San Vito al Tagliamento. Altre 53 sono indagate. I sequestri, diretto e per equivalente, ammontano a 66 milioni di euro.
Cifre che non stupiscono gli addetti ai lavori: quello dei “rifiuti metallici non pericolosi” – che secondo l’accusa venivano commercializzati con modalità fiscalmente fraudolente – è un mondo che presenta peculiarità specifiche che lo distinguono dagli altri rifiuti. «Hanno un non trascurabile valore commerciale – spiega il comandante della Guardia di Finanza di Pordenone, colonnello Stefano Commentucci – poiché risultano riutilizzabili come materia prima». Inoltre «le aziende coinvolte hanno interesse a procedere allo smaltimento dei rottami con modalità non tracciabili, al fine di eludere possibili riscontri». Quello che caratterizza l’operazione, però, è il “patto” per trasferire in Cina 150 milioni di euro in contanti.
Al momento le difese degli arrestati prendono tempo. «Stiamo esaminando i materiali» spiega Walter Fuser del foro di Treviso, difensore di Roger Donati. È uno dei tre sanvitesi che, secondo le Fiamme gialle, erano al vertice della piramide. Fabrizio Palombi è difeso da Paolo Lazzaro mentre Stefano Cossarini si è affidato a Annachiara Tortora. Marco Zucchiatti, che difende Cristiano Altan, si dice soddisfatto della revoca dei domiciliari sostituiti dall’obbligo di firma. Alberto Tedeschi e Giuseppe Nice di Udine difendono invece Guido Masciello, che ha reso interrogatorio chiarendo la sua posizione. Sul fronte dei sequestri si è mosso anche Maurizio Miculan di Udine: difende Alberto Soligon (mentre il collega di Treviso Vincenzo Arcidiacono è il legale di Soligon spa): i legali hanno già presentato istanza di riesame. —
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