Romano Vecchiet saluta la sua casa dei libri «Lascio una biblioteca alla portata di tutti»

Dopo quarantadue anni di “onorato” servizio Romano Vecchiet, eccezionale direttore dal ’91 della biblioteca civica di Udine, Vincenzo Joppi, va in pensione. Lascia una biblioteca all’avanguardia. Contemporanea, solida, eclettica, ben organizzata, in ascolto della città. Il suo lavoro costante e quotidiano per il bene della collettività è un pensiero concreto e luminoso da tempo sul mondo; per lui la biblioteca è il bene pubblico alla portata di tutti. L’ha diretta da manager, la lascia ai colleghi “con tranquillità”.
«Il mio successore è Cristina Marsili, bravissima. Dalla direzione della “sezione moderna” entra in una posizione organizzativa generale». «Ho affetto e stima per le persone che lavorano qui. Il mio bilancio è positivo. Ho costruito bene la mia successione». E poi aggiunge: «Esistono alcune persone che dicono: “dopo di me il diluvio” – sorride –, io invece vorrei che il servizio funzionasse ancora meglio».
E Vecchiet, questo sano spirito di servizio l’ha sempre avuto nel cuore, con eccellenti risultati. «Ho cercato di aprire il servizio alla città, in molti modi», ci racconta. «Quando sono arrivato, nel ’91, ho incontrato, anche giustamente, una biblioteca orgogliosa del proprio patrimonio, ma un po’ dentro la bolla della turris eburnea».
E così, negli anni, Romano Vecchiet, con la nota calma elegante e la consapevolezza che la cultura sa parlare alla gente, ha costruito una “casa dei libri” empatica e colta, dove diversificare i servizi e specializzare i dipendenti. La lettura dei numerosi giornali, le collaborazioni con le scuole, i vari colori della cultura, «perché la città possa essere informata e aggiornata nei vari campi artistici, dal manoscritto al multimediale», e poi gli incontri con gli autori. La sua onda buona: un filo lungo, mai interrotto, dentro la letteratura colta e popolare. Conosciamo tutti la fidelizzazione degli incontri in biblioteca, le iniziative curiose e nuove, l’ascolto delle voci più diverse. E soprattutto l’entusiasmo. L’alta cultura. L’amicizia, collaborazione e stima con Giuseppe Petronio, la direzione dell’Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia a Trieste dal 1986 al 2012, l’amicizia con Carlo Sgorlon e Paolo Rumiz. E poi ci mettiamo anche l’amore appassionato e coltissimo per i treni, che ha reso Romano Vecchiet brillante saggista “monotematico”. Se gli chiediamo quale è il fondo all’interno delle carte a cui è legato, risponde con la riconosciuta sottile ironia. «Lo ammetto: è il fondo ferroviario! È pure notizia. È l’ultima donazione: una collezione di LP, che contiene il suono delle locomotive a vapore inglesi». Qual è la biblioteca ideale? «L’ha progettata Alvar Aalto in Finlandia, a Rovaniemi. Ci sono stato nel 2000. C’erano più di due scaffali di romanzi italiani. E la stagista mi ha parlato in italiano». Qual è il progetto di cui va più fiero? «Vorrei parlarvi dell’innovazione legata al sistema bibliotecario che nasce nel 2010. Ed è di questi giorni la firma di una convenzione che unisce ventinove comuni, per oltre un milione di volumi da condividere». Quando riaprirà palazzo Bartolini, sede centrale? «A fine gennaio 2021».
Vecchiet è anche dal 2015 direttore dei Civici Musei, con la qualifica di dirigente del Servizio Integrato Musei e Biblioteche, incarico che ora lascia vacante. Ci sarà un concorso per un megadirettore di tutti i meravigliosi musei che Udine offre? «Forse», ci risponde. Noi ce lo auguriamo.
Cosa farà ora il “nostro” amico, ex direttore della Joppi? «Mi dedico a mio figlio Domenico». Ma… i libri? «Ho in programma un intervento per la Filologica legato alla Pontebbana, e un libro sul tram Udine-San Daniele». Bene, bene. Però, caro Vecchiet, quanto ci mancherai. —
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