Rolling claps, la fine del cammino - Foto

I Rolling Claps hanno compiuto l'impresa, arrivando a Venezia da Tarvisio dopo nove giorni di cammino. 250 chilometri di strada, a una media di 28 chilometri a tappa, in tempo per conquistare il sigillo della basilica di San Marco.
L'arrivo a Venezia dopo un lungo cammino è straniante: hai viaggiato per giorni contando i tuoi passi, lungo strade spesso deserte, ascoltando i suoni della natura, incrociando sì città e paesi e persone, ma a una a una, respirando ogni attimo, cogliendo ogni singolo incontro come una cosa preziosa, unica. Invece sbarchi sul molo di San Marco e vieni travolto dalla moltitudine, dalla confusione: i turisti, le bancarelle, perfino i piccioni e i gabbiani sembrano venirti addosso. Immagini come deve essersi sentito il pellegrino che giungeva qui dopo mesi, a volte anni di viaggio. Sfinito eppure felice di avercela fatta, si ritrovava perso in una confusione di lingue, di persone, di mondi che si incrociavano.
Per il gruppo dei Rolling Claps è stato così: sono scesi dal traghetto e, di colpo, tutta la magia del cammino ha preso una nuova luce, quella della città riflessa nell'acqua, delle mille chiese, dei palazzetti intonacati che il tramonto illumina di riflessi pastello, della meravigliosa armonia nata dalla stratificazione delle culture, delle religioni, delle storie intrecciate di tanti popoli.
E poiché chi è pellegrino ha un ingresso privilegiato in San Marco - quello alla sacrestia sul retro della basilica per il timbro della credenziale che certifica il cammino - i Claps sono arrivati con i loro zaini in piazza San Marco e si sono avvicinati al divino ingresso.
"Uno entra per tutti" hanno ammonito i custodi al portone. "Niente foto!" hanno aggiunto, vedendo uscire dalle tasche telefonini e macchine digitali. Ma poi hanno lasciato entrare i "novizi" del cammino per Venezia, quelli che per la prima volta vivevano l'esperienza.
E il sacrista Maurizio, che li aspettava nelle dorate sale parrocchiali, sontuose al pari delle volte a mosaico del 12° secolo della chiesa e gli antichissimi pavimenti in marmo intarsiato, ha pure concesso di farsi ritrarre mentre timbrava con il sigillo del leone di San Marco i fogli che testimoniano i lungo percorso appiedato compiuto dal gruppo per giungere fino in laguna.
Dopo la foto ricordo in piazza, i viandanti friulani hanno ripreso il vaporetto per raggiungere l'isola della Giudecca, dove ad attenderli c'era il comitato di accoglienza dello storico circolo Arci Luigi Nono.
La festa si è trasformata in un rito pubblico di autocoscienza dei superstiti membri pellegrini: ciascuno ha raccontato la sua persona esperienza in cammino, descrivendo fatiche e soddisfazioni, aneddoti e momenti indimenticabili.
Il poeta Julian Zhara ha presentato il libro Alzati e cammina del fondatore dei Rolling Claps Luigi Nacci (domenica 18 maggio alle 18 e 30 ospite a Udine della libreria Ubik per il festival vicino/lontano), che è andato a ruba, complice il contagioso entusiasmo della ciurma viandante, apparsa insolitamente frizzante pur dopo la indiscutibile sfacchinata del viaggio a piedi da Tarvisio. Ma “el camino te engancha”, come dicono a Santiago di Compostela: il cammino ti cattura.
E in effetti i Rolling Claps, dopo dieci giorni condivisi contando gli stessi passi, misurando la strada, viaggiando spalla a spalla, sono approdati a Venezia con un bell'entusiasmo e non troppa stanchezza, anzi un po' tristi perché tutto era finito e domani si ritorna alla vita di sempre, a prendere l'automobile, il treno, a chiudersi in casa o in ufficio.
Ma nessun cammino finisce per sempre, e ogni arrivo è un nuovo inizio. Così i Rolling Claps hanno detto arrivederci a Venezia pensando già al viaggio del prossimo anno, a quali strade li aspettano sulla via della viandanza.
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