Rolex e Patek finti un patteggiamento

Un 57enne campano condannato a due anni e 4 mesi Nascondeva in auto oltre mille orologi contraffatti
Chr. S.

Un’organizzazione ramificata, composta da almeno una decina di persone tra menti, braccia, semplici corrieri. Avevano trovano in Austria, a Vienna, il loro Bengodi: due gioiellerie che li rifornivano di orologi di pregio, delle migliori marche sul mercato, ricercatissimi, costosissimi. E finti, nel senso che altro non erano che repliche ben realizzate. Un iter giudiziario durato otto anni – i fatti risalgono al 2013 – ha portato ieri a un primo risultato: Michele Sessa, cinquantasettenne di Vico Equense, ha patteggiato una pena di due anni e quattro mesi (e seicento euro di multa) per aver introdotto in Italia 1.029 orologi di marca completamente contraffatti. La sentenza pronunciata ieri dal gup Emanuele Lazzaro al termine del rito abbreviato mette una prima pietra sulla vicenda giudiziaria della quale era stata interessata anche la Procura di Napoli, che poi per competenza territoriale aveva restituito le carte alla magistratura friulana. Per Sessa, assistito dall’avvocato Gaetano Manzi, il pm Andrea Gondolo aveva chiesto una pena più severa (3 anni e seimila euro di multa). Il campano era stato fermato il 5 agosto del 2013 all’altezza dell’uscita di San Giorgio di Nogaro dalla Guardia di Finanza: le Fiamme gialle, insospettite dall’atteggiamento dell’uomo, avevano deciso di approfondire il controllo in caserma a Latisana, scoprendo nella Fiat Croma che Sessa guidava due nascondigli ricavati nel vano portaruota di scorta e nel paraurti posteriore, dove l’uomo aveva stipato 1. 029 orologi contraffatti: 167 Patek Philippe, 56 Omega, 66 Iwc, 11 Panerai, 131 Audemars Piguet e 608 Rolex.

Quella prima operazione aveva permesso alla Guardia di Finanza, attraverso una minuziosa indagine (con tanto di intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti in Austria) di decapitare un’organizzazione transnazionale dedita al traffico di orologi falsi: valevano poche decine di euro, ma venivano rivenduti (anche su internet) a prezzi che si avvicinavano al valore degli originali per cui venivano spacciati. A processo andranno gli altri componenti del sodalizio criminale, ovvero Gino Masullo, Agostino Gentili, Stefano Tinti, Antonio Trombetta e Felice Guidi. È nel frattempo deceduto un altro elemento della banda, Franko Rosar. —

chr. s.

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