Rogo alla Net, patteggia responsabile dell’impianto

Non luogo a procedere nei confronti degli altri tre funzionari della Daneco. Chiuso il procedimento sulle origini dell’incendio allo stabilimento di via Gonars a Udine 

UDINE. Il patteggiamento di una pena a quattro mesi di reclusione, convertita in 30 mila euro di sanzione pecuniaria per Egildo Panfili 54 anni di Latisana e il non luogo a procedere nei confronti di Bernardino Filipponi (47 anni di Milano), Natale Maurizio Oddo (45 anni di Milano) e Andrea Golles (47 anni di Campoformido) per non aver commesso il fatto.

Si chiude così la vicenda giudiziaria legata al rogo nello stabilimento della Net che vide indagati per incendio colposo i vertici della Daneco, società che aveva in gestione l’impianto di trattamento rifiuti in via Gonars distrutto da un furioso incendio la notte del 30 settembre 2011.

Ieri, l’udienza dinanzi al gup Paolo Lauteri, presenti gli avvocati della difesa Perla Sciretti e Andrea Morone che hanno presentato alcune memorie per dimostrare come non vi fossero responsabilità a carico di Filipponi (legale rappresentante dell’azienda), Oddo (responsabile operativo dell’impianto di trattamento dei rifiuti) e Golles (capo impianto e coordinatore dell’attività di gestione).

Da qui il loro proscioglimento per non aver commesso il fatto.

Diversa la posizione di Panfili (responsabile operativo dell’impianto di trattamento rifiuti) per il quale i legali, su consenso del pubblico ministero Raffaele Tito, hanno scelto la via del patteggiamento. Nella veste di responsabile del funzionamento dell’impianto, Panfili avrebbe avuto competenze dirette sull’operatività dell’impianto e quindi avrebbe potuto segnalare eventuali anomalie.

Quella notte i vigili del fuoco, giunti con quattro squadre dal comando provinciale di via Popone, dovettero lavorare a lungo per domare le fiamme, impedendo che si propagassero l’intero stabilimento e mettendo in sicurezza l’area.

A scatenare quel rogo di vaste proporzioni sarebbe stato il surriscaldamento di una parte metallica contenuta nei rifiuti trattati in uscita dal mulino trituratore, che si sarebbero depositati sul nastro trasportatore di alimentazione del magnete provocando una scintilla. Questa, stando alla perizia del vigili del fuoco, avrebbe innescato l’incendio al materiale combustibile e quindi ai nastri trasportatori. Né, visto che le fiamme si svilupparono fra le 23 del 29 settembre e l’una del mattino successivo, mentre i dipendenti non c’erano, fu possibile qualsiasi intervento per contenere il rogo.

Eppure, esisteva l’impianto automatico di spegnimento a pioggia a protezione dei nastri trasportatori in ingresso e uscita dal mulino di triturazione, comandato da un impianto di rilevazione incendio anche se da anni non era sottoposto a manutenzione e quindi era disattivato. Proprio la mancata attivazione di quest’ultimo si collocava all’origine delle accuse mosse agli indagati. Non solo: fra gli addebiti contestati c’era anche quello legato alla mancata organizzazione del lavoro, dei compiti e dei turni del personale dipendente in modo da predisporre nelle ore notturne sistemi di controllo volti ad attivare gli impianti antincendio in presenza di inneschi latenti.

La Net, danneggiata dall’incendio, ha già ottenuto 600 mila euro a titolo di risarcimento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto