Robert Bernardis, ufficiale friulanonel complotto per uccidere Hitler

di Michele Meloni Tessitori

Un friulano avrebbe potuto fermare Hitler. «Mia nonna Romana mi parlava di suo zio Carlo, impresario edile emigrato in Austria a fine Ottocento, e del cugino nato nel 1908 a Innsbruck. Si chiamava Robert Bernardis e il 20 luglio del 1944 partecipò all’attentato contro il Führer». L’8 agosto fu condannato a morte e fucilato nella prigione berlinese di Plotzensee: «Il giorno prima aveva compiuto 36 anni». A rivelarlo è Andrea Purinan, 44 anni, avvocato civilista di Udine, una passione coltivata per la storia.


Quello che ha custodito per anni in verità non voleva essere un segreto, ma oggi è una preziosa pagina familiare che riaffiora alla memoria collettiva per la felice concomitanza con la quinta edizione di
èStoria
. Il festival goriziano dedicherà, infatti, all’operazione Valchiria e al suo ideatore - l’eroe resistente tedesco Claus von Stauffenberg - l’appuntamento centrale di domenica 24 maggio, alle 18, quando Stefano Mensurati intervisterà il figlio del colonnello Franz e aprirà il dibattito sulla congiura e sui grandi misteri che circondano la figura di Adolf Hitler.


L’aiuto di Mizzau nella ricerca.
«Era il 1985 - ricorda Purinan che, allora giovanissimo, già tentava di fare piú luce sull’intreccio tra storia familiare e grande storia - e a fianco dell’eurodeputato friulano Alfeo Mizzau, sugli scranni di Strasburgo, sedeva il deputato cristiano-democratico Franz von Stauffenberg. Grazie all’interessamento del nostro rappresentante in Europa feci recapitare a von Stauffenberg una lettera in cui gli chiesi notizie di Robert Bernardis, se sapesse dell’esistenza di discendenti e a chi potessi eventualmente rivolgermi per avere maggiori informazioni».

Il deputato della Cdu fu molto cortese: confermò a Mizzau di sapere dell’ufficiale che collaborò a fianco del padre nel fallito attentato a Hitler e rinviò Purinan alla Fondazione di Francoforte per sapere quale destino avessero avuto gli eredi. Ben presto l’avvocato udinese ebbe conferma del fatto che i discendenti di Roberto Bernardis erano vivi: la moglie Hermine, oggi centenaria, e i figli Heinz e Lore risiedono a Linz.


Radici carniche: Raveo
. Ora va detto che i Bernardis sono originari di Raveo e in Friuli vantano una discendenza affermata e autorevole. La nonna di Purinan, Romana, scomparsa nel 1990, era sorella di Vittorio Bernardis, il padre del noto architetto Aldo, che ha due figli, Luca e Carla, e di Gisella Bernardis in Rimati, che ha un figlio, Mario. Andrea Purinan è figlio di Mario, medico condotto a Mortegliano scomparso nel 2003, e ha un fratello, Alessandro, 49 anni, medico ospedaliero, aiuto nel reparto di Endocrinologia, anch’egli conosciuto in città. Un salto indietro di tre generazioni e si risale a Lodovico, padre di Romana, e a Carlo, padre di Robert Bernardis, entrambi imprenditori édili, entrambi impegnati all’estero. Carlo approderà in Austria, si sposerà e nel 1908 avrà un figlio. Robert. «Mia nonna mi raccontava di questo suo cugino che partecipò alla congiura contro Hitler e pagò con la vita». Una grande tragedia familiare nell’immensa tragedia del mondo.


Colonnello e gentiluomo.
Robert Bernardis era un militare austriaco, ufficiale della Wehrmacht. La sua biografia è oggi registrata nel German Resistance Memorial Center, l’archivio storico della Resistenza tedesca consultabile anche su internet. Vi si apprende che cominciò la carriera militare come tenente a Enns. Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania, nel 1938, si dice che accettò il nuovo regíme. Con l’inizio della Seconda guerra mondiale e l’esperienza maturata al fronte dove aveva assistito all’uccisione di civili, Robert cambiò idea e si uní alla Resistenza contro il Terzo Reich. Nel 1944 fu promosso Oberstleutnant, e fu assegnato allo Stato maggiore generale. Quando l’attentato a Hitler fallí fu arrestato dalla Gestapo il giorno stesso e ritenuto colpevole di avere dato il via all’esecuzione del resto del piano dell’operazione Valchiria. L’8 agosto il processo sommario, la condanna a morte e la fucilazione immediata nella prigione berlinese di Plotzensee, la stessa in cui poi morirà Ulrich von Hassel, l’ambasciatore tedesco a Roma, padre di Fey von Hassel, la nobildonna moglie del grande friulano Detalmo Pirzio Biroli la cui vicenda familiare - l’incubo della deportazione vissuto con i figli Corrado e Roberto scampati piccolissimi al lager - costituisce un’altra pagina friulana nel grande libro della Storia, narrata in prima persona nel coinvolgente diario
I giorni oscuri
(1938-1944).


Il ruolo nella congiura.
Il destino del friulano Bernardis è, dunque, strettamente collegato all’ideatore dell’attentato a Hitler, Claus von Stauffenberg. Attentato che fu messo in atto il 20 luglio del 1944 con lo scopo di assassinare il Führer e di porre le basi per l’attuazione del piano Valchiria, ordito da esponenti militari e civili, aristocratici e industriali della Germania nazista per colpire e rovesciare il regíme.


La ricostruzione storica ormai consolidata attesta che l’appoggio incondizionato alle politiche hitleriane si incrinò quando le pretese territoriali del dittatore fecero temere ai militari che la Germania avrebbe dovuto fronteggiare presto un nuovo conflitto senza che le forze armate fossero pronte. A partire dal 1938 - il dato è consultabile anche su Wikipedia - furono attivi vari gruppi di oppositori appartenenti alla Wehrmacht, cioè all’esercito tedesco, all’Abewehr, i servizi segreti militari e ai circoli diplomatici. Ma l’incertezza dei vertici militari e l’incapacità delle potenze occidentali di porre a freno le mire espansionistiche di Hitler resero quasi impossibile il tentativo di rovesciare il regíme. Fu solo dopo la terribile campagna invernale di Russia che l’ipotesi di una congiura riprese forza. L’uomo materialmente deputato a compiere l’attentato fu il colonnello Claus von Stauffenberg, ma tra i sospetti di aver partecipato e pianificato alla congiura ci furono anche personalità di spicco come Erwin Rommel, la volpe del deserto.


Il piano prevedeva l’uso di due chilogrammi di esplosivo al plastico innescato a orologeria e occultato in una valigetta. Von Stauffenberg avrebbe piazzato l’ordigno sotto il tavolo intorno al quale Hitler teneva la riunione quotidiana con il suo Stato maggiore in un’area militare denominata Wolfsshanze, tana del lupo, a Rastenburg nel cuore di una foresta della Prussia orientale. Dopo l’esplosione von Stauffenberg avrebbe lasciato la riunione e dato avvio al piano Valchiria, fase decisiva del colpo di Stato, raggiungendo i complici a Berlino.


Ma circostanze impreviste fecero fallire miseramente l’attentato. Von Stauffenberg e il complice von Haeften furono disturbati durante la preparazione dell’ordigno. Tutto congiurò contro gli attentatori: Hitler, infatti, anticipò di mezz’ora la riunione perché doveva incontrare Benino Mussolini. I complottisti riuscirono a preparare solo uno dei due chilogrammi di esplosivo. Al momento dovuto l’ordigno esplose, ma il Führer uscí quasi incolume. Il dittatore, infatti, era molto distante dalla bomba e il massiccio tavolo di quercia su cui aveva steso le pesanti mappe militari attutí il colpo. La deflagrazione causò quattro vittime, Hitler riportò solo lievi ferite. Von Stauffenberg seppe del fallimento dell’attentato solo quando era già riparato a Berlino. Al suo fianco, per tutta l’operazione, ci fu Robert Bernardis che - recita il German Resistance Memorial Center - aveva preparato accuratamente il piano nel diciassettesimo distretto militare di Vienna.


La notte stessa il colonnello insieme con altri tre congiurati fu catturato e fucilato nel cortile del Bendler-Block. Altri cospiratori ricevettero invece un processo simbolico e furono impiccati in un magazzino abbandonato di Berlino con un sistema di cappi collegati tra loro concepito in modo tale che il peso li soffocasse progressivamente, a uno a uno. Oggi quel magazzino è diventato un dolente museo commemorativo. Le esecuzioni furono filmate e trasmesse alla popolazione per mostrare che fine facevano quelli che avrebbero cercato di attentare alla vita del Führer. Filmato, però, che - secondo fonti storiche - sarebbe scomparso alla fine degli anni Cinquanta.


Bernardis e l’orgoglio friulano.
La vicenda di Robert Bernardis si conclude dunque come quella, tragica, di tutti i congiurati, ma la Storia ufficiale ci consegna un ulteriore elemento: «Malgrado fosse stata deportata in un campo di concentramento - si legge infatti anche su internet - la famiglia Bernardis sopravvisse alla guerra». «Per anni ho cercato di capire se ci fossero eredi e dove - racconta Andrea Purinan -. Dopo le informazioni ricevute dal figlio di von Stauffenberg ne parlai con mia nonna Romana. Le chiesi se voleva contattare i discendenti, se dovevamo riallacciare i contatti. Ma lei fu contraria. Era una donna combattiva - racconta l’avvocato udinese -, aveva attraversato le due guerre. Ma temeva di riaprire ferite mai rimarginate, non voleva risvegliare ricordi tragici, riaccendere la memoria di chi, come la moglie di Roberto Bernardis, aveva vissuto la tragedia in prima persona ed era rimasta travolta dalla Storia».


Un fatto avvalorato dalle ricerche successive di Purinan: «Ho letto che la vedova, Hermine, interpellata dagli autori del film Operazione Valchiria
con protagonista Tom Cruise, disse di avere cercato di dissuadere il marito dal compiere l’attentato, tenuto conto dei loro figli allora in tenerissima età. Ma lui andò fino in fondo in quella che evidentemente sentiva come la sua missione. Forse mia nonna Romana aveva ragione a non voler turbare gli animi dei discendenti, ma oggi quello che sarebbe importante far emergere non è tanto la parentela, anche se mi riterrei onorato di poter celebrare la memoria di Robert Bernardis; quanto e piú il fatto che un friulano tentò di fermare il dittatore. Ecco, questa è l’orgogliosa appartenenza da tramandare».

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