Ritorno dalle ferie con cassa integrazione per i dipendenti Savio

PORDENONE. Dopo tre settimane di stop per ferie, alla Savio macchine tessili di Pordenone non si torna al lavoro: si resta a casa sino a fine mese, in cassa integrazione. Che fosse un agosto difficile per i 401 dipendenti era emerso già a maggio. Anche settembre si preannuncia in salita: le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali di Fim, Fiom e Uilm sono forti.
Stando a quanto emerso a luglio, quando è stato fatto il punto della situazione coi vertici aziendali sull’andamento dei mercati, settembre potrebbe essere più scarico di quanto si fosse ipotizzato, con una sola settimana di lavoro: nuovo confronto a stretto giro per capire lo stato dell’arte e definire come procedere anche in relazione all’utilizzo degli ammortizzatori.
Savio risente della crisi internazionale delle macchine tessili, che sta investendo pure i competitor: a soffrirne sono anche lo stabilimento cinese del gruppo e la fabbrica indiana. Con settembre dovrebbe chiudersi il periodo nero e aprirsi un capitolo all’insegna della ripresa: i sindacati avevano fatto sapere che dovrebbe registrarsi un miglioramento progressivo, per arrivare a un 2020 in cui il lavoro dovrebbe fare la parte del leone.
Le maestranze, per ora, sono costrette però a stringere i denti: la mazzata sugli stipendi c’è col ricorso alla cassa. La perdita media per ogni addetto supera il 40 per cento. Tutto il settore meccanotessile, comunque, annaspa: le forze sociali hanno messo in luce che pesano in maniera importante sugli investimenti dei produttori tessili pure dazi ed embargo.
L’auspicio dei sindacati è che la riorganizzazione portata avanti dall’azienda produca i risultati prospettati. Non soltanto nuovi prodotti, quindi, ma che abbiano funzionalità ed efficacia sui mercati. A maggio, tra l’altro, Savio aveva annunciato 75 esuberi tra i dipendenti: al momento, una quarantina di lavoratori ha lasciato la fabbrica, tra pensionamenti, dimissioni e quanti hanno accettato l’incentivo per lasciare il sito.
L’accordo sull’uscita volontaria, comunque, è ancora valido: si chiude il 30 settembre. Nel caso in cui la questione eccedenze non venisse risolta entro quest’ultima data, si valuteranno nuovi percorsi. La fetta maggiore degli esuberi interessa per lo più gli impiegati: una cinquantina di figure, tra l’altro, è vicina alla pensione.
Savio sta mettendo in campo una revisione che punta ad aumento dell’efficienza produttiva e taglio delle spese fisse, anche per liberare disponibilità economiche da destinare a ricerca e investimenti, così da rendere la storica impresa competitiva sul mercato interno e su quello internazionale. —
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