Risultata positiva al tampone, viene ricoverata: un altro lutto in casa di riposo a causa del Covid

Firmina Cimenti aveva 76 anni. La figlia: "Ricordo la nostra ultima conversazione, 15 minuti dietro il plexiglass"

TOLMEZZO. Il Covid-19 si è portato via Firmina Cimenti di Caneva di Tolmezzo. Ospite della casa di riposo di Tolmezzo, si era sentita male per altre cause le scorse settimane. Prima del ricovero in ospedale le era stato effettuato il tampone, che poi è risultato positivo. Per questo, il 21 ottobre era stata trasferita in Medicina d’Urgenza a Udine, dove venerdì è spirata a 76 anni.

All’inizio, il virus non le aveva provocato i disturbi che sono caratteristici, ma nei giorni successivi si era mostrato in tutta la sua forza.

«Mia mamma – spiega la figlia Patrizia – non aveva sintomi da Covid quando è stata ricoverata, poi, col passare dei giorni è subentrata la polmonite e da lì è stato un susseguirsi di complicanze. I primi giorni – aggiunge la figlia – sembrava che quasi stesse recuperando sulle sue patologie, però poi il Covid ha trovato terreno fertile. Non voglio sentir dire che mia madre è mancata a causa delle sue patologie, magari sarebbe morta in seguito per quelle, ma in questo caso è stato il Covid a provocarne la morte».

Firmina, originaria di Lauco, aveva vissuto tanti anni nella frazione di Caneva di Tolmezzo. Nata nel 1944, Firmina aveva avuto un’infanzia difficile: aveva perso i genitori da piccola, ma seppe prendere in mano la sua vita. Si rimboccò le maniche e, a soli 16-17 anni era già emigrata in Svizzera, dove lavorò a lungo come collaboratrice domestica e fu assai apprezzata dalle famiglie presso le quali collaborò.

Rientrò in Italia nel 1975 per consentire all’amata figlia Patrizia di iniziare le scuole nel suo paese. Visse a Vinaio, a Tolmezzo e poi a Caneva di Tolmezzo. La sua è stata una vita dedicata alla famiglia.

Persona mite, generosa e disponibile con tutti e discreta, rispettava gli spazi altrui e detestava le liti. «Curava gli affetti di casa – ricorda Patrizia– le piaceva cucinare, preparare per i parenti che venivano a trovarla, lei era così. Guardava sempre più agli altri che a sé, si raccomandava di tenere i contatti con le persone. Era molto per gli altri e anche molto per me. Per me ha sempre fatto l’impossibile – assicura la figlia – e. Il bello di Caneva è che è ancora un paese, dove le persone tengono alle relazioni e mia mamma aveva un po’ il suo gruppo di amiche che la venivano a trovare.

Il mio ricordo di lei è l’ultimo giorno che l’ho vista in casa di riposo: in quei 15 minuti, attraverso il plexiglass abbiamo parlato di cose semplici e normali, tipo della tinta dei capelli che avrebbe fatto la settimana dopo e di quella che avrebbe fatto in seguito. La chiamavo due volte al giorno, così l’ho sentita la sera prima del suo ricovero. Dieci minuti sereni, leggeri – racconta Patrizia – . Lei stava bene, andava a cena. Abbiamo anche scherzato. Il giorno dopo mi dicono che mia madre era stata male. Non l’ho più vista né sentita. È una cosa terribile. Se ne vanno in un modo che non è naturale senza un contatto, senza poter avere vicino le persone che le amavano e che amavano, vanno in solitudine e questo è drammatico».

Firmina è una dei 5 ospiti positivi deceduti della Casa di riposo di Tolmezzo, dove si contano 46 positivi.

 

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