Rinuncia allo stipendio da senatore, il dottor Crisanti spiega il perchè: «Prendo di più da medico, lo faccio per la pensione»
La motivazione: «E’ una questione di contributi previdenziali, di continuità nel versamento. Me l’hanno consigliato in Senato. Lo fanno molti magistrati»

Professore Andrea Crisanti, microbiologo e direttore della Microbiologia di Padova e ora anche senatore della Repubblica, dopo la villa veneta è finito nel mirino anche il suo stipendio. E’ vero che ha rinunciato al compenso da parlamentare?
“È vero, sì. Ho optato per lo stipendio d’origine, composto dall’attività con l’Università di Padova e con l’Azienda ospedaliera”.
Dicono che lei abbia rinunciato allo stipendio da parlamentare perché guadagna di più facendo il medico.
“Ma che vuol dire? E’ una questione di contributi previdenziali, di continuità nel versamento. Me l’hanno consigliato in Senato. Del resto è una cosa che fanno molti magistrati, è una prassi normale”.
Quindi rinuncia a uno stipendio da senatore, che si aggira tra gli 11 e i 14 mila euro, continuare a guadagnare come prima?
“Non cambia molto come importo ma per la pensione conveniva. È una cosa legittima, consentita dalla legge”.
Davvero ci sarebbe stato un problema di ricongiungimento dei contributi se avesse scelto lo stipendio da senatore?
“È un meccanismo complicato, ripeto: me l’hanno consigliato al Senato”.
Come può un medico guadagnare più di un senatore?
“Ricopro una posizione apicale sia all’Università che in Azienda ospedaliera. La mia classe di stipendio è elevata, perché fui chiamato come professore di “chiara fama”, poi ho l’indennità di direzione di dipartimento, di unità complessa e di Malattie infettive. La somma è interessante ma non è che sono stato lì a contare le centinaia di euro. E’ solo una questione legata alla mia pensione”.
C’è chi dice che lei lo faccia perché così non deve versare i contributi al partito, il Pd. E’ vero?
“Questa è una menzogna, il contributo lo verserò certamente, sia quello regionale che quello nazionale”.
All’Università e all’Azienda ospedaliera di Padova le hanno fatto problemi per questa sua scelta?
“La legge parla chiaro. Io ho diritto a percepire lo stipendio che prendevo un mese fa. Non c’è discrezionalità. Poi se a qualcuno scoccia, questo è un altro paio di maniche. Ma io posso continuare a fare didattica e ricerca e mi devono pure pagare. Pensavamo di liberarsi di me, si sbagliavano. La mia è una aspettativa parlamentare e ha altre caratteristiche rispetto all’aspettativa comune”.
Dunque ora, oltre all’attività con lo spin-off dell’Imperial College, aggiungerà anche l’attività da parlamentare. Ce la farà a fare tutto?
“Il problema è che qualcuno guarda sempre all’aspetto malizioso. Io ho fatto quello che mi è consentito fare: voglio esercitare il mio diritto a fare attività di ricerca e didattica. Sono ancora a tutti gli effetti un professore dell’Università di Padova e un dirigente dell’Azienda ospedaliera, piaccia o non piaccia”.
La feriscono queste polemiche sulla sua attività?
“Se questa mia scelta comporta modesti vantaggi economici e di contributi pensionistici, penso sia assolutamente legittimo. Non tolgo niente a nessuno. Faccio il parlamentare, è un servizio per il Paese ed è pure impegnativo. Sono tutte malelingue ma io ho le spalle grosse”.
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