Rifugiati in hotel, si allarga il fronte di chi non li vuole
UDINE. Nessuno ha alzato barricate. La stessa presidente regionale dell’associazione degli albergatori, Paola Schneider, aveva avuto modo di dire che i profughi potrebbero rappresentare una boccata di ossigeno per strutture ricettive poco attrattive «che necessiterebbero di rinnovamento o interventi difficili da sostenere in tempo di crisi».
Comunque, aveva chiarito subito dopo, «non si impone niente a nessuno», trattandosi di «una scelta che dipendne dalla sensibilità di ognuno».
Ma dubbi, mugugni e marcate contrarietà restano. Soprattutto all’indomani delle dichiarazioni del noto albergatore lignanese Bruno Della Maria che si era detto favorevole a ospitare negli alberghi della località balneare i rifugiati. «Chi parla e pretende di insegnarci a fare turismo - aveva puntualizzato - non sa cosa sono mutui e tasse da pagare».
E il primo secco no a Della Maria arriva da un suo collega, Alex Giraldi, titolare dell’hotel Alex. «Personalmente - afferma - ho sempre puntato sulla qualità e dunque su un turismo di livello. Cerchiamo di fare promozione su questo e non sull’ospitalità ai profughi per questo è un danno d’immagine per Lignano. Chi dice poi di avere bisogno di questa opportunità per effettuare investimenti per le strutture ricettive dico che fino adesso di questi investimenti ne ho visti davvero pochi».
Si dice contrario ad ospitare profughi anche il presidente del Consorzio alberghi di Lignano, Alberto Valentinis, del’hotel Erica, anche se «in parte» approva «quanto dice l’amico Della Maria». Lo stesso Valentinis nei giorni scorsi ha partecipato a un tavolo di lavoro con Ascom e Confcommercio nel corso del quale era stata sottolineata che l’eventuale disponibilità dovrà essere limitata e quindi vietata nel periodo di vacanza.
Quanto alla possiibilità di ricorrere a questa opportunità per reperire fondi da destinare magari a investimenti, Valentinis fa notare che ci sarebbero valide alternative come la legge 2 che prevede contributi da parte della Rergione.
«Ma se quest’ultima - osserva - ha a disposizione pochi fondi, il problema diventa politico. Non possiamo comunque porre veti a nessuno, anche se come associazione non è che vediamo di buon occhio questa scelta». Valentinis insiste sul fatto che, volendo, ci potrebbero essere altre soluzioni», sia sotto il profilo territoriale che della disponibilità ricettiva.
Qualche albergatore fa notare che potrebbe essere chiamati in causa gli agriturismo, ma anche la parte di abusivismo che, nel caso degli appartamenti affittati in città, «raggiunge dimensioni apocalittiche che danneggiano gli operatori onesti, in primis gli albergatori».
«Della Maria - puntualizza Edoardo Marini, consigliere di Confcommercio con delega al Turismo e titolare dell’hotel Là di Moret - parla per Lignano. Sono scelte imprenditoriali individuali e non di categoria. Lignano da settembre a maggio è chiusa. Molti colleghi potrebbero pensare di ospitare rifugiati a basso prezzo come farebbero per qualsiasi altro gruppo. Ognuno valuterà questa opportunità».
Diverso per Marini, invece, il discorso durante la stagione estiva quando il divieto a ospitare profughi dovrebbe essere codificato. «Non sta all’imprenditore discutere il principio etico, quando - insiste - mercato e Stato ti offrono determinate opportunità. Il vero principio etico è che l’imprenditore sommerso dalle tasse e dai balzelli trova o pensa di trovare questa alternativa per fare un po’ di cassa.
È una scelta assolutamente individuale. Io non la farei mai, ma la mia non può essere una regola».
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