Rifiuta una ricetta al paziente, medico rinviato a giudizio

UDINE. Si è rifiutato di prescrivere farmaci e una visita specialistica a un paziente che si era presentato in ambulatorio senza appuntamento.
Per questo un medico di base, accusato di omissione atti d’ufficio, è stato rinviato a giudizio. Inizierà ad aprile del 2021 il processo a carico di Pakrooz Saremi Namin, 67enne di origini iraniane residente a Codroipo assistito dall’avvocato Carlo Monai. A denunciarlo è stato un suo paziente che, prima lo ha segnalato all’Ordine dei medici di Udine, poi ha presentato una querela nei suoi confronti ai carabinieri.
Il procedimento disciplinare è stato archiviato, mentre il fascicolo aperto dal pm Annunziata Puglia è confluito nella richiesta di rinvio a giudizio, accolta dal gup Matteo Carlisi. L’accusa nei confronti del medico, quale pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio, è di aver indebitamente rifiutato un atto del suo ufficio che, per ragioni di sanità, doveva essere compiuto senza ritardo. L’episodio risale al 13 settembre 2018, quando il paziente si presentò in ambulatorio chiedendo il rilascio di un’impegnativa urgente per una visita fissata il giorno successivo all’ospedale di Verona, insieme alla prescrizione di alcuni farmaci ritenuti necessari.
Richieste che il medico declinò, spiegando che quel giorno l’ambulatorio era aperto solo per le visite su appuntamento programmato, omettendo anche di procedere a un colloquio per valutare la situazione.
Le versioni sui fatti di quel giorno divergono radicalmente: da un lato quella della parte offesa che sostiene di essersi presentato in modo urbano e garbato senza pretese di scavalcare gli altri pazienti, e di essere stato allontanato dall’ambulatorio con la minaccia di intervento della forza pubblica, dall’altro quella del medico, per il quale il paziente, con arroganza, pretendeva prescrizioni che non potevano essere rilasciate.
Il paziente, assistito dagli avvocati Cesare Tapparo e Federica Domenicali, si è costituito parte civile e ha richiesto un risarcimento di 20.000 euro.
Non sono bastate le testimonianze di alcuni pazienti del medico presenti quel giorno in ambulatorio, che hanno descritto l’accaduto sottolineando i toni minacciosi del paziente, e nemmeno le argomentazioni addotte dall’avvocato Monai nel chiedere il proscioglimento del suo assistito ad evitare il rinvio a giudizio. «Il dottor Saremi ha fatto solo il proprio dovere – ha insistito Monai – evitando di prescrivere al paziente psicofarmaci in base a quanto concordato con il direttore di una struttura presso la quale era già in cura. È un paradosso che per l’eccessiva cautela un professionista si trovi a dover rispondere di omissione di atti d’ufficio quando, vice versa, c’è un professionista cividalese indagato per abuso d’atti d’ufficio proprio per aver acconsentito alle pretese di un assistito. Sotto il profilo disciplinare l’Ordine non ha eccepito sul suo comportamento e ha archiviato il procedimento – sottolinea l’avvocato Monai nel dipingere – un mondo alla rovescia in cui il cittadino mette in discussione ogni istituzione di interesse pubblico che si frapponga al perseguimento egoistico del propri interesse».
Argomentazioni che approderanno in aula il 13 aprile. —
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