Rifiuta la chemioterapia e muore Assolto il suo psicoterapeuta

PORDENONE. Era accusato di avere proposto a una paziente, malata di tumore, cure alternative alla chemioterapia, ispirate alla nuova medicina germanica. In sostanza, secondo il capo di imputazione, avrebbe condizionato nelle scelte terapeutiche l’impiegata casarsese Manuela Trevisan, morta a 46 anni nel 2008. Dopo quattro ore di discussione e una di camera di consiglio, Danilo Toneguzzi, psicoterapeuta di Pordenone, 46 anni – libero professionista con studio in città e consulente di diversi istituti scientifici nonché collaboratore del Cro di Aviano – è stato assolto dalle accuse di omicidio colposo e truffa «perché i fatti non sussistono».
Era stata la sorella della defunta a sporgere a suo tempo denuncia: il pubblico ministero Federico Facchin aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo, ma il giudice per le indagini preliminari dispose l’imputazione coatta e il rinvio a giudizio del professionista.
Prima della discussione, ieri, davanti al giudice monocratico Rodolfo Piccin, ha preso la parola l’imputato. «Ho conosciuto la teoria del medico tedesco Ryke Geerd Hamer alla fine degli anni Novanta. L’ho studiata per conto mio, nel 2003 sono entrato in contatto con l’associazione Alba e discusso con altri colleghi sul collegamento tra eventi emotivi e biologici. Non mi reputo un adepto di Hamer, ma utilizzo questi aspetti di correlazione per avere una visione complessiva della persona e modellare gli interventi terapeutici». Secondo la sua ricostruzione, la donna si era recata da lui nel 2007 per una terapia di supporto: «La sua situazione era grave, era contraria all’assunzione di farmaci».
Raccontò di avere letto libri sulle teorie della nuova medicina germanica: «Spiegai che questa terapia non esiste. Sebbene avesse deciso di non sottoporsi a chemioterapia, mi misi a disposizione per aiutarla». Si sottopose solo a ozonoterapia, assumendo cortisonici e null’altro. Il professionista ha smentito di averle detto che la febbre non va curata, che il fumo non fa male, che il budino può essere usato ai fini della terapia oncologica. Sul diario lei scrisse: «Sono guarita». Lui ha ribattuto: «Non mi sono mai sognato di dirlo». Nemmeno i colloqui con le amiche e con la madre riuscirono a convincerla: «Ad un certo punto non è più venuta, il suo telefono era sempre spento. Da una giornalista ho saputo che era morta, quando chiamò per chiedere la mia versione dei fatti». A posteriori venne a sapere che la donna, ancora la sua testimonianza, aveva avuto contatti con esponenti del movimento hameriano.
Il viceprocuratore onorario Beatrice Toffolon, discostandosi dall’orientamento del pm titolare, aveva chiesto la condanna del medico a sei mesi per omicidio colposo e altrettanti con 600 euro di multa per truffa. La parte civile, con l’avvocato Luca Colombaro, si era associata chiedendo un risarcimento di 270 mila euro. I difensori, Anna Francini e Tullio Padovani, l’assoluzione.
Danilo Toneguzzo è stato assolto. Il giudice potrebbe avere ritenuto che la donna si è presentata dal professionista già convinta di non affrontare la chemioterapia e avere riconosciuta l’assenza del nesso causale: con o senza la terapia, la donna sarebbe morta comunque. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.
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