Ricordati i caduti in Russia «Se ne parli di più a scuola»

Commozione a Cargnacco per la giornata nazionale organizzata dall’Unirr «Peccato non sia venuto Mattarella e che nessuno del suo staff si sia fatto vivo»
Alessandro Cesare
Cargnacco 19 settembre 2021 Cerimonia vittime ©Foto Petrussi
Cargnacco 19 settembre 2021 Cerimonia vittime ©Foto Petrussi

Alessandro Cesare

Non c’era il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma c’erano i familiari dei tanti reduci della campagna di Russia insieme con i rappresentanti dell’Unione nazionale italiana reduci di Russia (Unirr), delle forze armate e delle istituzioni locali, tra gli altri il sindaco di Pozzuolo, Denis Lodolo, e il presidente del consiglio regionale Piero Mauro Zanin.

Ieri al Tempio di Cargnacco è stata celebrata la Giornata nazionale del caduto e disperso in Russia, e come al solito le emozioni nel ricordare chi ha combattuto e perso la vita in nome di un ideale di patria, sono state molte. «Bisogna continuare a ricordare – ha detto Paolo Pascolo, presidente Unirr del Fvg – perché questi ragazzi non sono andati in Russia perché erano fascisti o guerrafondai, ma perché si sono trovati catapultati in quella realtà, per la gran parte senza preparazione, e hanno perso la vita. Va fatto un discorso di memoria e di emozione nelle scuole, per non disperdere questo patrimonio che monsignor Carlo Caneva ha voluto conservare a Cargnacco».

Pascolo ha provato a invitare il capo dello Stato Mattarella: ieri era a Rivolto per il 60° delle Frecce Tricolori: «La mia è stata una provocazione – aggiunge Pascolo –, ma dal mio punto di vista è impensabile che chi sta attorno al presidente non gli abbia consigliato di fare una visita a Cargnacco, vista la poca distanza con Rivolto. Peccato. Anche perché non abbiamo ricevuto nemmeno un cenno di saluto o un messaggio da parte sua». Al Tempio dove sono conservati i nomi di 90 mila caduti in Russia e le spoglie di quasi 9 mila di loro, si sono già recati Francesco Cossiga (in forma privata nel 1992) e Giorgio Napolitano (in veste ufficiale nel 2012).

Ieri la cerimonia ha visto l’intervento del vicepresidente nazionale Unirr Aldo Biscetti, che ha rimarcato l’importanza di coinvolgere le nuove generazioni nella conservazione e nella trasmissione della memoria. «È importante conoscere le atrocità della guerra, perché solo chi ne diventa consapevole, va alla ricerca della pace». Dopo l’alzabandiera e la deposizione della corona di alloro con l’onore ai caduti, una rappresentanza delle autorità ha portato un omaggio floreale al sacello di monsignor Carlo Caneva. «Un reduce che per primo ha voluto dar vita al Tempio per ricordare i caduti di Russia», ha evidenziato Danilo Grattoni, presidente del comitato scientifico del museo storico della Campagna di Russia. Proprio quest’ultimo, insieme con il direttore della struttura espositiva, Guido Aviani, a margine della cerimonia, ha ricevuto alcuni reperti dal fronte russo. In particolare, i familiari di Alberto Colombini, classe 1922, disperso nella ritirata a Opyt il 20 gennaio 1943, e Quinto Damiani (classe 1920), disperso a Pozdnyakov il 21 dicembre 1942, hanno consegnato le piastrine di riconoscimento dei loro parenti alla struttura museale, ricevendo in cambio una pergamena ricordo.

Inoltre Guido Bragagnini ha voluto donare alla struttura museale la gavetta del padre Elio, friulano classe 1912, appartenente alla Legione Tagliamento, 63° Battaglione esploratori. Infine sono state consegnate ai famigliari le copie delle schede di prigionia di Giovanni Boz e Ottavio Bonanni, internati nel lager 99 di Karaganda. —

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