Riciclaggio e orologi di lusso: fra i 15 indagati uno di Meduno

La maxi-operazione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che ha portato a un sequestro preventivo per 2,6 milioni di euro (sigilli anche su una gioielleria a Milano e su un compro oro nel capoluogo siciliano) e a tredici misure cautelari ha toccato anche la provincia di Pordenone. Il nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, con i nuclei di Milano, Torino, Palermo, Pordenone e Grosseto ha eseguito l’ordinanza emessa dal gip di Palermo. L’indagine parte dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Fontana e coinvolge alcuni esponenti della sua famiglia, storicamente egemone nei quartieri palermitani dell’Acquasanta e dell’Arenella del mandamento mafioso di Resuttana e in parte trasferitasi a Milano. Uno degli indagati è finito in carcere, 11 agli arresti domiciliari e a 3 è stato notificato il divieto di espatrio e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Secondo gli investigatori gli indagati, a vario titolo, avrebbero reinvestito ingenti risorse finanziarie (provenienti dai reati commessi nel territorio palermitano) nel business del commercio «in nero» degli orologi di lusso, destinati a facoltosi clienti, calciatori e personaggi dello spettacolo, realizzando operazioni finanziarie anche con l’estero, grazie a una fitta rete di relazioni d’affari con operatori del settore compiacenti (esercizi di «compro-oro» a Londra, Milano, Roma e Palermo). Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di favoreggiamento personale, riciclaggio, autoriciclaggio, con l’aggravante del reato transnazionale e di aver favorito «Cosa Nostra». La guardia di finanza di Pordenone ha notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di espatrio ad Andrea Tamburini, 43 anni, nato a Milano e residente a Meduno. Gli inquirenti gli contestano l’ipotesi di riciclaggio, mentre escludono la sua partecipazione all’associazione per delinquere ipotizzata nei confronti degli indagati principali. Le Fiamme gialle ritengono che Tamburini, sotto le direttive di Angelo Fontana, abbia posto in essere operazioni finanziarie nel gennaio 2019 volte a impedire l’identificazione dei proventi dei reati perpetrati dalla famiglia siciliana. Gli inquirenti ipotizzano che abbia agevolato un trasferimento di denaro sulla propria carta Postepay evolution quantomeno per l’importo di 6. 300 euro. La guardia di finanza ha ricostruito che il denaro sarebbe transitato su un conto maltese nella disponibilità di Fontana e che i fondi sarebbero stati così ripuliti e usati per le attività della famiglia Fontana. Nel mirino dei detective un altro bonifico con il quale la somma di 5. 300 euro è stata ritrasferita dalla postepay di Tamburini a un’altra postepay intestata a Gaetano Fontana e un secondo trasferimento di denaro di 5. 300 euro da un conto tedesco a disposizione dei Fontana a un conto di Hong Kong, dal quale sono stati prelevati da Angelo Fontana i fondi per l’acquisto di un orologio. —
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