Riccardo Di Giusto, il primo a perdere la vita per il Paese

di SERGIO GERVASUTTI
E’ trascorso un secolo, meno qualche spicciolo, e cos’è rimasto di lui, primo caduto della grande guerra? Prendo la strada che da Udine porta a Cividale, quella che le Forze armate di Cadorna avevano percorso all’incontrario per sfuggire alla furia austriaca imbaldanzita dalla vittoria a Caporetto.
Subito dopo un passaggio a livello che taglia in due la periferia udinese per prolungarsi nella frazione di San Gottardo, all’angolo, sulla sinistra, c’è una rustica abitazione sulla quale è murata una targa in pietra con l’indicazione della via intitolata a Riccardo Di Giusto, nato a Udine nel 1895, morto a Drenchia il 24 maggio 1915.
La strada introduce in una specie di labirinto dove come punto di riferimento svetta un campanile che sembra uno stuzzicadenti, esempio di architettura moderna da dimenticare al più presto. Mi chiedo cosa penserebbe Di Giusto se vedesse il suo nome legato a un’urbanistica di questo stampo; la risposta è semplice e me la dà un signore anziano che rincasa con la sporta della spesa, al quale chiedo se sa indicarmi dove si trovi la casa natale di Riccardo Di Giusto. «Di Giusto?E’ sicuro che si chiami così? Credo non abiti da queste parti, sarà nato qui quando c’era soltanto campagna, dopo la guerra, ma poi si sarà trasferito, per ciò le conviene cercarlo altrove».
In effetti è successo proprio così, si è trasferito altrove a vent’anni, quando una pallottola ha aperto con lui una strada lastricata di 650 mila morti. Morire a vent’anni, ritrovarsi nella storia e nell’indifferenza di chi non sa neppure chi sei.
Rimasto orfano da bambino, ha incominciato presto a lavorare nelle ferrovie, ma con la prima guerra alle porte è chiamato alle armi: corpo degli alpini, 16^ compagnia del battaglione Cividale, 8° reggimento, dislocato a Drenchia, Trinko e Krai alla testata della val Cosizza. Alle 2 del 24 maggio 1915, oltrepassato il confine, il battaglione avanza per attestarsi sulla piana di Tolmino. Un piccolo reparto di 14 guardie di finanza austriache ha lasciato da poco il valico di Zagradane e si ritira in direzione del medio Isonzo. Sono sulle pendici del Colovrat quando un finanziere si apposta tra i cespugli e spara contro gli alpini più avanzati del battaglione Cividale. Una pallottola colpisce Riccardo Di Giusto, che muore ai piedi del suo comandante.
Don Giovanni Guion, cappellano della chiesa di San Volfango, provvede alla sepoltura della salma , che nel 1923 è tumulata nel cimitero di Udine.
A passo Solarie i combattenti delle valli del Natisone, auspice il Comune di Drenchia, hanno eretto un monumento - ricordo che, distrutto durante la seconda guerra mondiale, è stato ricostruito e benedetto nel 1949. In guerra non è difficile diventare eroi, ma il prezzo da pagare è sempre eccessivo.
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