«Riabilitazione, l’ospedale di Sacile è all’avanguardia»

Nives Bortolossi: ma ora la metà dei pazienti pordenonesi costretti a rivolgersi alle strutture di fuori provincia

SACILE. Il 56 per cento dei pazienti della provincia di Pordenone che hanno bisogno di riabilitazione dopo la cura della fase acuta di una malattia neurologica sono costretti a rivolgersi a strutture fuori provincia.

È questa la realtà di cui si dibatterà nel convegno che si terrà a Sacile, a palazzo Ragazzoni, con inizio alle 16, giovedì 17 maggio, per iniziativa dell’associazione di volontariato Ictus che si occupa di servizi alla persona ed alla famiglia ed ha sede a Pordenone.

«È questo un dato – commenta il presidente Nives Bortolossi – che dice tutto sulla insufficienza delle strutture provinciali in questo settore che è particolarmente importante soprattutto per i colpiti da ictus. Questa malattia, infatti, costituisce la prima causa di disabilità nella nostra società in quanto un terzo dei pazienti residua delle disabilità più o meno gravi dopo l’ictus. A questo proposito vale la pena di ricordare che sono circa 800 le persone che in provincia di Pordenone subiscono ogni anno un attacco di ictus».

Nel merito l’associazione Ictus, che da 14 anni si occupa dei problemi connessi a questa malattia, riconosce, per altro, che negli ultimi tempi da parte delle autorità sanitarie non è mancata l’attenzione sul problema della cura dell’ictus: nell’ospedale di Pordenone nel 2010 è diventa operativa la Stroke Unit, cioè il centro specializzato per la cura dell’ictus, mentre recentemente è stato inaugurato il nuovo reparto di neurologia. «Ma se la cura della malattia – spiega il presidente Nives Bortolossi – costituisce un momento indispensabile nel percorso di guarigione, non si può dimenticare che la cura non è sufficiente essendo altrettanto indispensabile la fase della riabilitazione che consente al malato di sfruttare al meglio tutte le abilità residue dopo l’evento patologico. Ebbene, troppo spesso, – aggiunge Bortolossi – ancora oggi le famiglie dei malati sono costretti a risolvere questo problema sulla base delle conoscenze personali, al di fuori di un preciso circuito istituzionale».

Secondo l’associazione, quindi, una proposta che può risultare utile per avviare a soluzione il problema è quella che ha preso il via da alcuni mesi diretta ad istituire presso la sede ospedaliera di Sacile una struttura specializzata nella riabilitazione con funzioni provinciali. «Sarà però necessario – sottolinea Nives Bortolossi – che si tratti solo di un primo passo verso la creazione di un centro come quello di cui è dotata la provincia di Treviso con l’ospedale di Motta di Livenza».

Per richiamare l’attenzione dei cittadini e dei responsabili della politica sanitaria sulla necessità che la nostra provincia sia dotata di adeguati servizi riabilitativi, il consiglio direttivo dell’associazione Ictus ha messo in cantiere una serie di iniziative che avranno il loro clou nel convegno che si terrà a Sacile giovedì prossimo.

«Nel corso del convegno – anticipa il presidente – sarà evidenziata l’importanza della riabilitazione e saranno presentati due modelli di organizzazione del recupero delle abilità residue quali quelli che si sono affermati al Gervasutta di Udine ed all’ospedale di Motta di Livenza. Questo nella speranza che anche Pordenone possa in un prossimo futuro giovarsi di una struttura analoga».

Mario Modolo

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