Restituisce la Bibbia rubata, l’abate lo perdona

Sesto al Reghena, monsignor Giancarlo Stival: «Il ladro si è pentito. Ritiro la denuncia, nel nome dell’anno giubilare della misericordia»

SESTO AL REGHENA. Restituisce la Bibbia e viene perdonato dall’abate «all’insegna della misericordia che caratterizza l’anno giubilare».

Si conclude una settimana dopo, porgendo cristianamente l’altra guancia e soprattutto ritirando la denuncia presentata ai carabinieri, il misterioso furto della Bibbia dalla sacrestia dell’abbazia di Santa Maria, a Sesto al Reghena.

L’abate, monsignor Giancarlo Stival, nulla rivela circa l’identità dell’uomo che venerdì della scorsa settimana era entrato nella chiesa e ne era uscito con in mano una Bibbia, che tra l'altro aveva un valore di circa 100 euro.

Neppure fornisce altri dettagli sul “pentimento”. «È venuto all’abbazia e ora è tutto sistemato, alla luce del valore della misericordia», ha riferito ieri monsignor Stival, aggiungendo di trovarsi, in quel momento, in direzione Cordovado, per andare alla stazione dei carabinieri a ritirare la denuncia.

Ruba la Bibbia in chiesa, ma l’abate riesce a “smascherarlo”

La vicenda, raccontata dal Messaggero Veneto, aveva fatto discutere per la sua singolarità. Una contraddizione in termini infrangere il settimo comandamento per appropriarsi di una Bibbia, per lo più in un luogo di culto.

Non è dato sapere se l’autore del gesto si sia sinceramente pentito, comprendendo il suo gesto, o si sia sentito alle strette per il clamore suscitato dalla vicenda.

E per il fatto che le sue immagini, catturate dalla videosorveglianza dell’abbazia, fossero affisse nell'atrio della chiesa sestense e soprattutto diffuse tra le stazioni dei carabinieri della provincia.

Chi era quella persona? Ha riconsegnato il testo sacro a testa bassa, senza nulla proferire? O c’è stata una richiesta di perdono? Interrogativi destinati a cadere nel vuoto, di fronte al muro di riservatezza e perdono improvvisamente eretto dall'abate.

«Era un pover’uomo», ribadisce il parroco, che già in un primo momento aveva bollato come tale quell’uomo. Nessun appartenente a sette sataniche, aveva subito messo in chiaro.

Una sola certezza: «Non abita a Sesto al Reghena». Non aggiunge altro circa l’identità, il sacerdote, neppure confermando o smentendo le ipotesi circolate nei giorni scorsi, quando si era parlato di un «sedicente studioso» pordenonese o di un uomo di Prata.

«Non serve entrare nei dettagli – aggiunge monsignor Stival –, siamo nell’anno della misericordia. Essendosi fatto avanti, la vicenda è chiusa: ritiro anche la denuncia».

La Bibbia è tornata al suo posto, nel leggio dello spazio di preghiera attiguo alla cripta dell’abbazia. Il perdono, in questo luogo, è di casa: quella dell’abbazia è una delle nove porte sante giubilari della diocesi di Concordia-Pordenone e varcarla con un sincero pentimento, secondo la dottrina cattolica, comporta la remissione dei peccati.

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