Restaurata a sorpresa la chiesetta di Sant’Anna

Una banca ha finanziato i lavori nell’edificio dove pregavano puerpere e vip È sopravvissuta, mai sconsacrata, nella zona industriale di Vallenoncello
Di Enri Lisetto

Le puerpere vi pregavano la Madonna affinché il parto andasse bene, il parroco celebrava la messa per gli abitanti di Vallenoncello, i vip la “utilizzavano” come quinta dei pic nic domenicali in campagna. Negli anni Sessanta il Comune mise in vendita villa, chiesa e campi di via Segaluzza: sorse una zona industriale, in quella zona, ma nessuno ebbe il coraggio di abbattere l’edificio di culto, peraltro mai sconsacrato, costruito nel Settecento e dedicato a Sant’Anna.

La parrocchia di Vallenoncello aveva tentato in tutte le maniere di tornarne in possesso, invano. In mezzo, infatti, c’era una complicata procedura fallimentare: la chiesa era gravata da ipoteche in mano a diversi istituti bancari.

Appello dopo appello (in particolare di cittadini custodi della memoria storica di Vallenoncello) il colpo di scena. A sorpresa, Intesa Sanpaolo Group Services – Direzione centrale degli immobili – ha finanziato l’operazione di messa in sicurezza e recupero. I lavori, affidati alla Costruzioni Rusalen srl di Meduna di Livenza, sono cominciati il 12 settembre e termineranno entro novembre. Un intervento da 230 mila euro per «opere di urbanizzazione, ristrutturazione e viarie». Prevede l’intubamento del fossato, creando in questo modo una sorta di “piccolo sagrato”, e la sistemazione del giardino. Quindi, la realizzazione della copertura (era crollata), la messa in sicurezza delle pareti, la sistemazione degli intonaci e la pulizia della facciata.

Per gli abitanti di Vallenoncello è una bella notizia. Sono pochi i documenti che attestano la storia della chiesetta e sono stati raccolti nel libro di Maria Luisa Gaspardo Agosti “Pordenone, affreschi devozionali in città e dintorni”. Costituiva «una visita quasi obbligata per le donne in attesa di un bimbo»: don Carlo Fabris vi celebrava spesso messa, sino agli anni Settanta. La chiesa, annessa alla villa dei Segatto, risale al 1700 ed era di proprietà della famiglia Poletti; nel 1894 venne acquistata da Luigi Perin. Dopo il 1943, con i bombardamenti sulla città divenne luogo di rifugio; nel 1946 venne restaurata. Custodiva un altare in marmo, un’acquasantiera del Pilacorte, una Via Crucis alle pareti, candelabri, dipinti e una stola ricamata in fili d’oro ricavati dall’abito di una nobildonna locale. Negli anni Sessanta venne edificata la zona industriale e la chiesetta rientrò nel disegno di riconversione. «O ce la date o l’espropriamo», dissero dal Comune nel 1962. Così fu: l’adiacente villa fu adibita a magazzino, la chiesa rimase chiusa.

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