Ressa davanti alla cappella con il “Cristo sanguinante”
Pellegrini anche da Lombardia e Veneto

PORDENONE.
Banchi esauriti, ieri nella chiesa di San Martino a Prodolone: l’altoparlante ha fatto eco alla messa delle 10 sul sagrato. Alcuni fedeli sono rimasti fuori dal tempio cristiano, nel piazzale. «Siamo pellegrini - ha spiegato un gruppo in arrivo da Lignano, con altri di Belluno, Udine, Bergamo, Treviso - per la benedizione speciale. Mai visto un pienone così».
Il corto circuito di massa con il sacro si è spalmato sull’asse di tre chilometri: dalla chiesa di San Martino alla cappella privata di campagna a Torricella, alle porte di San Vito al Tagliamento. Due poli che sono il cantiere della devozione popolare, per centinaia di fedeli con una “mission” chiara. «Vogliono pregare ed essere benedetti da don Guido Corelli, il parroco che è una gran brava persona - hanno spiegato il fenomeno i clienti locali del ristorante “La Rosa” -. Tanti gli chiedono la soluzione del mistero del crocifisso che sanguina a Torricella, dal 20 agosto. Il parroco non fa ipotesi, ci benedice e prega».
Benedizioni.
La benedizione è scattata nel dopo-messa, con il canto “Uomo di Galilea”. Prima del “niet” della curia vescovile di Pordenone, l’appuntamento con le preghiere per i malati (i fedeli le chiamavano «di guarigione») era nell’ultima domenica mensile, di pomeriggio. L’annuncio di visioni di una veggente (la misteriosa Giovanna di Codroipo) ha fatto traslocare la benedizione. Le invocazioni dall’altare, ieri, sono echeggiate alle 11.20: «Benedetto Gesù Cristo, benedetto il nome di Maria» fino al canto conclusivo «Ora che pia». Niente di speciale nel rito, non fosse per quel trasporto emotivo e per quel valore aggiunto che si chiama fede.
Critiche.
«L’altoparlante a tutto volume sul piazzale e il parcheggio selvaggio dei pellegrini disturbano la quiete pubblica - ha puntato il dito Eligio Mauro, residente a Prodolone e consigliere di maggioranza in consiglio comunale a San Vito -. Il rispetto degli altri, viene prima di tutto». D’altro canto anche il cosiddetto “turismo religioso” potrebbe alzare le quote del business per il paese. «Il pienone in chiesa per la benedizione speciale - è il punto di vista di Mauro - è un effetto speculare della notizia sparata sul crocifisso ligneo che sanguina. La storia si smonterà in poche settimane, a mio parere: per stanchezza e mancanza di prove scientifiche. Intanto, il nostro paese sì è diviso».
Doppia devozione.
I devoti mariani nella chiesa di San Martino hanno riempito le borse di santini, rosari, icone e lumini benedetti dopo offerte generose. La corsa ai simboli del sacro è continuata in sagrestia («c’è sempre la folla che prega» ha detto Renzo, il factotum di don Guido) e nella canonica. Una stretta di mano a don Guido, un sorriso di incoraggiamento e poi via, la seconda tappa è stata sulla provinciale 21 in località Torricella. Davanti al cancello chiuso della cappella che conserva un “Cristus pathiens” in legno su cui sono state trovate macchie che sarebbero di sangue: ultima sosta per lasciare luumini e candele accese (le porte della chiesetta restano chiuse) e il resto - la speranza - si porta a casa.
Verifiche.
A giorni è attesa la nomina della commissione di specialisti che dovrà accertare l’origine e il tipo di sostanza che sgorga dal Crocifisso. Ieri il vescovo, monsignor Ovidio Poletto, celebrando la messa del patrono Sant’Agostino a Torre, non ha fatto cenno all’episodio.
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