Renzi manda in pensione i presidi Burtulo e Iannis

UDINE. Non c’è deroga che tenga: i presidi con più di 65 anni d’età vanno in pensione d’ufficio. Lo stabilisce il decreto sulla Pubblica amministrazione che anche in Friuli spariglia le dirigenze scolastiche. Le sedi gestite dagli ultra 65enni restano vacanti. Insomma, l’esatto contrario di quanto programmato dall’Ufficio scolastico regionale che aveva chiesto la proroga al Miur per sei presidi nella sola provincia di Udine, fra questi anche Ester Iannis dell’Isis Malignani e Maria Letizia Burtulo dell’Educandato Uccellis.
Oltre a Burtulo e Iannis, Renzi manda in pensione anche Marisa Biasutti (istituto comprensivo di Palazzolo dello Stella), Ester Zaina (comprensivo di San Giorgio di Nogaro), Viviana Gruden (comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone) e Arturo Campanella, preside dell’Isis Malignani in aspettativa, attualmente dirigente tecnico dell’Usr. Allargando il campo alla regione, quiescenza dal primo settembre pure per Graziella Arcuri (Pordenone) e Raffaele Marchione (Trieste).
Tutti hanno già in mano il decreto di preavviso di risoluzione del rapporto di lavoro. Una doccia gelata per l’Usr. «Sono orientata ad applicare la norma – spiega il direttore dell’Usr, Daniela Beltrame – perché non c’è nessuna deroga specifica. Il limite ordinamentale per il mantenimento in servizio ora è fissato a 65 anni».
Ma i piani dell’Usr erano ben diversi, come quelli dei dirigenti. Tutti hanno firmato una domanda di permanenza in servizio (cui però non è ancora arrivata risposta) e tutti hanno terminato l’anno scolastico convinti di riprendere possesso del proprio ufficio a settembre. Ora si aprono due corse. La prima alle sedi prestigiose (su tutti il Malignani), la seconda alle reggenze.
Perché la nostra regione vive un problema oramai cronico: abbiamo meno dirigenti dei necessari. «Il decreto Renzi punta a un ricambio generazionale nella dirigenza – sottolinea Beltrame –, ma c’è un piccolo problema: il concorso per i dirigenti scolastici deve ancora partire e non si prevedono tempi brevi. C’è una oggettiva difficoltà organizzativa». Come detto, tutto il personale interessato dal provvedimento è già stato avvertito. «In mano hanno il decreto di preavviso di risoluzione del rapporto di lavoro – ricorda Beltrame –, ma loro hanno fatto domanda di permanenza in servizio cui non è ancora arrivata risposta perché sono nomine equiparate a nuovi ruoli.
Attendiamo la risposta dal Miur e probabilmente non l’avremo. Almeno che non arrivi una deroga». Perché il rovesciamento del tavolo è sempre dietro l’angolo. «Ora devo partire con i posti vacanti, poi faremo la mobilità – spiega il direttore –. Se poi in sede di conversione del decreto legge dovesse subentrare una deroga e venissero concesse le permanenze, rifaremo tutto. Ma non sono mai state concesse fino a ora».
Insomma, l’Usr ha davanti a sé un’estate calda. Perché c’è il doppio (e forse triplo) lavoro per la gestione dei dirigenti posti in quiescenza che, a cascata implica una serie di spostamenti e reggenze. «Con il poco personale che abbiamo non sarà facile – sottolinea Beltrame –. Questa situazione dispiace a tutti perché c’eravamo illusi che potesse esserci ancora un anno di continuità gestionale. Una garanzia di continuità perché tutti hanno lavorato con la prospettiva di rimanere e investire per il miglioramento. Insomma, questa sorpresa lascia un po’ l’amaro in bocca».
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