Regione, sottratti 1,2 milioni: dipendente licenziato

TRIESTE. Licenziato in tronco. Questo il destino del 49enne ex funzionario regionale, Claudio Simonutti, indagato dalla Procura della Repubblica di Trieste per aver sottratto alle casse della Regione ben 1,2 milioni di euro complessivi nell’arco di tre anni. Pizzicato solo a causa di una sua banale svista - vale a dire per il pagamento del medesimo F24 effettuato, a distanza di un mese, non una, ma ben due volte -, Simonutti è stato licenziato sui due piedi dalla Regione.
È accusato dal pm Massimo De Bortoli, titolare dell’inchiesta, delle ipotesi di reato di peculato e falso. Non solo. Avendo omesso dalla dichiarazione dei redditi i soldi pubblici sottratti dalle casse della Regione è già stato colpito da un provvedimento di sequestro dei beni per evasione fiscale e questo perché i proventi da delitto non colposo costituiscono reddito tassabile e dunque vanno dichiarati.
In attesa che l’inchiesta sveli ogni dettaglio relativo alla vicenda, non mancano le polemiche, specie in relazione all’affidabilità del sistema di controllo interno all’ente regionale. Efficace o meno? Lo ha chiesto il consigliere regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Stefano Pustetto, rivolgendosi con interrogazione direttamente all’assessore Sandra Savino.
Della risposta ottenuta in aula oggi Pustetto si dice insoddisfatto. «Savino si è trincerata dietro al “segreto istruttorio”, ma che c’entra? Io – afferma il consigliere – ho solo chiesto come sia possibile che nessuno si sia accorto di nulla e cosa s’intenda fare per migliorare il sistema di controllo. L’impressione, vista la risposta evasiva, è che non si voglia far niente, ma se non ci mettiamo una toppa il rischio è che un episodio simile si ripeta perché il meccanismo è ormai noto».
Qual era? È presto detto. Potendo disporre dei pagamenti relativi agli artigiani e alla gestione della manutenzione degli immobili di proprietà della Regione, il funzionario “infedele” - secondo gli investigatori - ha prodotto falsi documenti di pagamento per poi incassare, sul suo conto, migliaia e migliaia di euro.
A far saltare il banco è stata come detto una svista. Se prima di allora nessuno aveva avuto sospetti circa la correttezza della condotta del funzionario, l’anomalia - vale a dire il doppio pagamento dell’F24 - ha invece fatto scattare i controlli e svelato la lunga carriera “truffaldina” del dipendente che per tre anni ha fatto scivolare nelle sue tasche migliaia di euro di soldi pubblici, finiti - stando agli accertamenti condotti dalla Finanza - in videogiochi e slot.
Ma i controlli funzionano? Ne dubita Pustetto che a Savino ha chiesto «come sia stato possibile sottrarre una cifra così ingente alle casse della Regione senza che nessuno se ne sia mai accorto o si sia perlomeno insospettito e come questo sia potuto accadere per un periodo così lungo». Pretendendo di avere chiarimenti dall’assessore anche in merito a «quali provvedimenti abbia posto in essere per evitare che fatti come questo si possano ripetere, anche per evitare il discredito che tali azioni gettano sui dipendenti pubblici che svolgono con onestà e diligenza il proprio lavoro».
Rispondendo in aula al consigliere, l’assessore ha precisato che «il comportamento infedele da parte del funzionario è stato rilevato dagli uffici regionali preposti al controllo in collaborazione con l’ufficio da cui dipendeva il soggetto» e che «sono stati gli stessi uffici regionali a presentare la denuncia all’autorità giudiziaria». Quanto alla necessità di apportare delle modifiche al sistema di controllo interno alla Regione, Savino ha spiegato che «la scoperta di tale comportamento è da ricondurre sia alla capacità di alcuni funzionari e dirigenti sia a modifiche nello svolgimento delle attività di controllo introdotte a partire dal 2010».
«Savino non dice nulla sulle evidenti e necessarie modifiche nell’organizzazione dei suoi uffici – attacca Pustetto – modifiche indispensabili per impedire che fatti come questo si ripetano». Il consigliere reputa inoltre inopportuna la definizione di “efficace” utilizzata dall’assessore per l’azione degli uffici di ragioneria, visto «che per ben tre anni – conclude – non si sono accorti che un dipendente infedele stava sottraendo cifre ingenti alle casse della Regione e che solo una banale distrazione dello stesso ha permesso di evidenziarne il comportamento illecito».
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