Regia unica per le eccellenze Fvg

UDINE. Il Friuli Venezia Giulia è ricco di imprese d’eccellenza, molte delle quali trovano un interlocutore privilegiato nelle Asdi, le Agenzie per lo sviluppo dei distretti industriali. Ciò che ancora manca è una governance unica in grado di mettere in rete le varie esperienze e le varie professionalità. In attesa che la politica decida come muoversi in tal senso, i protagonisti del sistema produttivo e tecnologico della regione si sono incontrati, avviando un percorso che, negli intenti, dovrebbe portare alla nascita di un cluster.
Si tratta cioè di un gruppo omogeneo proposto sull’esperienza delle smart cities per far dialogare tra loro le aziende, per condividere i dati, per portare avanti politiche di comunicazione e di marketing efficaci.
Ne hanno parlato ieri a Udine i vertici di Friuli Innovazione, i rappresentanti dei sette distretti industriali del Fvg (quello del Parco agro-alimentare di San Daniele, del Coltello, il Comet, del Mobile di Livenza, della Sedia, il Ditedi e il Trieste Coffee Cluster) e di Ditenave nel corso del primo tavolo regionale sulle industrie emergenti organizzato nella sede di Friuli Innovazione nell’ambito di CluStrat.
Un progetto europeo dedicato allo sviluppo di strategie per il potenziamento dei distretti tradizionali da realizzarsi riservando un’attenzione particolare a temi trasversali, riconosciuti dall’Unione Europea quali leve di crescita per il futuro. Per la regione Fvg sono stati individuati come cruciali la green economy, l’invecchiamento attivo e la mobilità sostenibile, priorità su cui le aziende potranno avere maggiore possibilità di diventare punti di riferimento tecnologico o leader di mercato.
L’incontro, moderato da Andrea Vacchi, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a Trieste, oltre ai distretti ha visto la partecipazione di rappresentanti della Regione Fvg, dell’Agenzia provinciale per l’energia di Udine e di aziende particolarmente innovative, come Eurotech, VivaBiocell e Transactiva. Tra le problematiche emerse, oltre alla scarsa autorevolezza dei distretti e all’esiguità dei fondi in questi ultimi anni, c’è la mancanza di figure manageriali di alto profilo per aiutare chi fa ricerca a capire il potenziale commerciale del proprio lavoro e orientarlo in modo coerente con l’andamento del mercato di riferimento.
«Se vogliamo che le imprese italiane investano in ricerca – ha affermato Roberto Siagri, ceo di Eurotech – bisogna che la ricerca si trasformi in Prodotto interno lordo. Oggi per le imprese, che non necessariamente devono essere grandi ma certo devono essere innovative, associarsi è un’esigenza e i cluster per essere efficaci vanno governati in un’ottica di ecosistema in grado di facilitare la comunicazione. Ciascun cluster poi – ha aggiunto – deve servire ad aiutare le aziende per promuovere i propri prodotti, e questo è il motivo principale per cui un’impresa si associa, e soprattutto a fare attività di marketing istituzionale e territoriale per attrarre investimenti e capitali nuovi».
Andrea Vacchi ha sottolineato, invece, come «affinché i cluster, tradizionali o emergenti che siano, funzionino, è necessaria una governance che nasca dal dialogo tra i principali stakeholder, che sono la ricerca, le imprese e le istituzioni». Per le Asdi, Carlo Piemonte (Sedia) ha messo in luce come i progetti, per produrre risultati, debbano prendere spunto dalle reali necessità delle aziende, senza essere calati dall’alto. Infine, per Simone Puksic (Ditedi), si deve lavorare, contemporaneamente, sulla diffusione di una cultura del digitale tra le aziende e sulla nascita di network di imprese.
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