Rapina un supermercato a Bari col nipote

Operaio pordenonese arrestato a Monfalcone, dove lavorava. In cella anche il parente

Rapinatore in Puglia, operaio irreprensibile in Friuli. E’ questo il sospetto degli investigatori che hanno arrestato, su ordinanza di custodia cautelare, un 47enne domiciliato a Pordenone e posto di lavoro a Monfalcone. I carabinieri della Compagnia di Pordenone, su delega dei colleghi di Bari centro, lo hanno fermato proprio in provincia di Gorizia, alla fine del turno, trasferendolo nella casa circondariale isontina. Contestualmente, a Bari è stato bloccato il nipote, con l’accusa di concorso in rapina e detenzione e porto illegale di arma.

Gli arrestati sono Antonio Barbieri, 47 anni, residente a Pordenone in zona via Montereale, e il nipote Vito De Gennario, 34 anni, sorvegliato speciale. Lo zio, invece, non ha precedenti a carico e in Friuli ha sempre condotto una vita irreprensibile.

I fatti risalgono al 24 ottobre dello scorso anno quando, intorno alle 13, due uomini, travisati da cappello e occhiali da sole, avevano fatto irruzione in un supermercato di via Lattanzio, a Bari, quartiere Carrassi. Pistola alla mano, dopo aver inserito il colpo in canna avevano minacciato la cassiera e i clienti, intimando loro di allontanarsi dalle casse. Si erano quindi impossessati di 1.280 euro in contanti per poi dileguarsi con uno scooter.

Scattato il piano antirapina, sul posto erano state inviate diverse gazzelle dell’Arma che in poco tempo avevano intercettato, in via Signorile, la moto dei rapinatori lasciata in posizione defilata sul marciapiede. Gli accertamenti eseguiti sul conto della moto incrociati con le immagini riprese dal circuito di videosorveglianza dell’esercizio commerciale hanno consentito di identificare i due presunti responsabili della rapina, che nell’immediatezza dei fatti si erano resi irreperibili.

L’operaio, peraltro, era tornato al Nord, a Pordenone, da dove si trasferiva quotidianamente ai cantieri navali di Monfalcone.

Le perquisizioni delle abitazioni hanno consentito di rinvenire e sequestrare indumenti riconducibili a quelli utilizzati per commettere il colpo. Gli elementi di prova raccolti dai carabinieri hanno quindi permesso all’autorità giudiziaria di emettere il provvedimento restrittivo eseguito dai carabinieri.

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