Rapina e 18 truffe con il postepay: sarà processato

Secondo la Procura Carlo Milo ha raggirato bar e ricevitorie. Avrebbe inoltre cercato di sottrarre con violenza un’auto 

PORDENONE. Diciotto ipotesi di truffa e una rapina: è quanto contesta la Procura di Pordenone a Carlo Milo, 42 anni, residente a Pordenone. In tutto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, fra febbraio 2014 e gennaio 2015, Milo avrebbe ottenuto circa 16 mila euro di ricariche sulla carta postepay senza poi versare il corrispettivo ai titolari dei bar, così raggirati.

Dinanzi al gup Rodolfo Piccin, Milo, assistito di fiducia dall’avvocato Luca Colombaro, ha chiesto di essere giudicato col rito abbreviato. La discussione è stata fissata al 4 giugno. Nell’elenco dei truffati ci sono il bar al Cavallino di Pordenone, la Tabaccheria ricevitoria Lotto di viale Grigoletti, il Joker bar di Pravisdomini, Alla ruota di Morsano al Tagliamento (colpito due volte), un bar ricevitoria di Cordenons, un bar ricevitoria di Aviano, un locale a Budoia, un bar ricevitoria di Valvasone, un altro a Vittorio Veneto, uno a Fontanafredda, due officine meccaniche a Zoppola, il supermercato Crai con ricevitoria di Vittorio Veneto, l’edicola Oltre la notizia di Zoppola, il bar Centrale a Pordenone, l’edicola al centro commerciale Meduna e il bar tabaccheria della caserma Capitò di Portogruaro.

Milo è accusato anche di rapina in relazione a un episodio avvenuto nel gennaio 2014. L’accusa ritiene che Milo abbia tentato di acquistare una Mercedes Clk da un privato senza però averne la disponibilità finanziaria. Secondo la ricostruzione della Procura Milo si è messo al volante, con il proprietario sul sedile del passeggero e ha guidato per oltre mezz’ora in modo spericolato e a forte velocità, mentre il passeggero gli ha chiesto ripetutamente di fermarsi e accostare a bordo strada.

Poi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Milo avrebbe spinto fuori il proprietario dell’auto e si sarebbe allontanato con la Mercedes, poi ritrovata una settimana dopo dal proprietario, parcheggiata sulla pubblica via. È sparito, però, il portachiavi in oro.

La difesa conta di dimostrare l’irrilevanza penale delle contestazioni. «Il momento consumativo della truffa – osserva l’avvocato Colombaro – è la dazione di denaro. Quello che rileva è quanto accade prima, non dopo. E in tutti i casi contestati dall’accusa non figurano artifizi e raggiri tali da far configurare l’ipotesi di truffa. Il punto è che gli esercenti hanno effettuato la ricarica prima di verificare se Milo avesse i soldi per pagare. Si tratta di condotte passate attraverso una colpevole disattenzione dei soggetti preposti». (i.p.)

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