Rahimi, sigillo senza sindaco

«Impegni istituzionali». Ma nel pomeriggio lo convoca e lo riceve in ufficio

Per la prima volta nella storia di Dedica, il sindaco di Pordenone non ha consegnato il sigillo della città all’ospite del Festival letterario. Ma dietro un’assenza che ieri mattina aveva sollevato qualche punto interrogativo, c’era «un impegno istituzionale comunicato da tempo agli organizzatori» ha chiarito Alessandro Ciriani. «Ho comunque voluto incontrare Atiq Rahimi in segno di amicizia e per spiegargli, con la giunta, quello che la città fa per l’accoglienza». L’incontro, alle 18 nell’ufficio del sindaco, è stato «di alto profilo» dicono i presenti.

La cerimonia di ieri mattina, è iniziata con l’assenza del primo cittadino – in compenso in ultima fila, tra il pubblico, c’era l’ex sindaco Claudio Pedrotti – e qualcuno ha pensato che fosse la conseguenza della polemica dei giorni scorsi con Rete solidale e, indirettamente, con l’associazione Thesis. Gli onori di casa, con fascia tricolore d’ordinanza, li ha fatti l’assessore alla cultura Pietro Tropeano che, poco prima della cerimonia, ha spiegato allo scrittore che il sindaco non avrebbe potuto esserci, per altri impegni. Tutto però si è svolto come nulla fosse: ringraziamenti reciproci tra Thesis e Comune – il curatore Claudio Cattaruzza ha tenuto a ringraziare in primis il Comune per l’ospitalità –, apprezzamento quasi commosso dello scrittore per Dedica, la città e per l’accoglienza dei suoi abitanti.

Tropeano ha sottolineato che «con un grande gesto di stima conferiamo il sigillo della nostra città da sempre generosa ed accogliente». L’assessore ha evidenziato che, «con la sua scrittura, drammatica e al tempo stresso ricca di poesia, Rahimi ci ha fatto riflettere sul significato dell’esilio e sulla possibilità di salvezza per l’uomo attraverso l’arte e la letteratura. Dedica Festival dunque – ha concluso - ribadisce ancora una volta che per la visione aperta nazionale e internazionale della nostre proposte culturali, Pordenone è una città che ama la cultura».

Lo scrittore ha espresso commozione per l’accoglienza ricevuta, ha confessato di sentire nel profondo la lontananza dal suo Paese, l’Afghanistan, «però sono qui a ricevere il sigillo della città, cosa che non avrei mai pensato. Eppure è accaduto, tutto è possibile, questa è l’essenza dell’arte: far sì che un altro mondo sia possibile».

Nel libro degli ospiti, in cui tutti gli scrittitori che hanno ricevuto il sigillo hanno lasciato un messaggio alla città, Rahimi ha voluto condensare l’immagine che in questi giorni ha visto di Pordenone. «E’ per me un grande onore trovarmi in questa città magnifica – ha scritto in francese –, porto di cultura e di ogni amicizia. Ringrazio la città, la municipalità e gli abitanti per la loro accoglienza e la loro generosità». E nella sua lingua madre – dari, calligrafia persiana – ha quindi scritto «Pordenone, amore, ospitalità», un condensato di quello che ha respirato l’autore in città. Al di là delle polemiche.

Non ha invece raccolto provocazioni – mantenendo la linea tenuta in questi giorni – rispetto al tema dell’accoglienza dei migranti sul quale i giornalisti hanno cercato di incalzarlo. Riconoscendo il valore dialettico della democrazia, non ha espresso alcun giudizio sulle polemiche dei giorni scorsi.

Per sancire la concordia dell’incontro serale in municipio, il sindaco ha pubblicato un post sui social in cui ha riassunto i termini del confronto: «Ho spiegato che Pordenone è una città accogliente. Piena la nostra concordanza sul fenomeno migratorio che va gestito con un approccio fondato sul buon senso, rifuggendo i due estremi di chi la considera un bene o un male assoluto – ha scritto il primo cittadino –. È comunque una tragedia. Tanto che Rahimi ha sottolineato la criticità dell’emigrazione per lo stesso Afghanistan, visto che sradica dal Paese migliaia di giovani, e quindi il futuro. Una discussione approfondita e pacata nel segno della cordialità e nella consapevolezza della complessità del fenomeno migratorio. Gli ho regalato un libro su Pordenone e lui mi ha donato un suo libro con una dedica scritta in persiano con due parole scelte da me: coerenza e partecipazione».

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