Ragazzo morto nel fiume, l’inchiesta è a una svolta

Pravisdomini, attenzione puntata sul comportamento di un amico della vittima. Il padre di Muhamed: «Vogliamo sapere come sono andate le cose»

PRAVISDOMINI. L’inchiesta sulla morte di Muhamed Sinanovski, il 13enne di Barco deceduto nel pomeriggio di mercoledì nelle acque del fiume Fiume, nella località di Brische, a Meduna di Livenza, potrebbe avere sviluppi inattesi.

La Procura dei minori di Venezia, dopo l’apertura di un fascicolo, ha infatti puntato l’attenzione sul comportamento tenuto quel giorno da un amico della vittima, un ragazzo di poco più grande che quel giorno sarebbe stato con “Mughe”.

Si attende l’esito dell’autopsia, disposta dall’organo competente e il cui conferimento d’incarico era fissato per la giornata di ieri. Bisogna accertare se Muhamed è morto per ipotermia (ipotesi non da escludere) o per annegamento.

«Ma il corpo – affermano i parenti – non è gonfio. E’ come se stesse dormendo. Abbiamo carte in mano che ci fanno supporre che manchino ancora tasselli per raggiungere la verità». Dopo l’apertura del fascicolo le indagini proseguono nel riserbo.

La salma resta custodita nell’obitorio di Oderzo, a disposizione della magistratura minorile veneziana. Non trapelano molte informazioni, come è normale quando si muove una Procura minorile. Di sicuro, però, alcuni documenti sono stati consegnati sia alla famiglia del ragazzo morto sia a quella del giovane dal quale si cerca collaborazione. Si parla tanto di una spinta, bisogna vedere se c’è stata.

A indagare, nello specifico, sono i carabinieri della stazione di Motta di Livenza. I ragazzi che si trovavano a Brische, quel giorno, avrebbero fornito indicazioni precise sullo svolgimento dei fatti.

A Meduna e Pravisdomini c’è poca voglia di parlare, il silenzio sulla tragedia caratterizza le due località. Il sentimento prevalente è quello del dolore, perché la vicenda coinvolge famiglie conosciute e stimate.

Si tratta, in fondo, di ragazzi perbene che avevano deciso di trascorrere un pomeriggio a giocare. Prudenza è stata espressa anche dagli amministratori comunali dei due paesi.

Il ragazzo finito sotto la lente degli inquirenti ha partecipato alla fiaccolata in memoria di Muhamed. Si è avvicinato ai genitori, manifestando dispiacere per quanto accaduto.

«Ora vogliamo sapere come sono andate realmente le cose – afferma il padre di Muhamed, il muratore Bajaram Sinanovski –. C’è stata o non c’è stata una spinta? Lo vogliamo capire perché il dolore è troppo grande, e soprattutto vogliamo giustizia per mio figlio. Se qualcuno ha sbagliato, se è vero che c’è stata una spinta, vogliamo saperlo».

Proprio per gli sviluppi dell’inchiesta non è stato concesso il nulla osta per la sepoltura del ragazzo. Senza quel documento la salma non può essere trasferita nei dintorni di Debar, la località della Macedonia al confine con l’Albania da cui proviene la famiglia Sinanovski.

Intanto la madre di Muhamed, Senada, venerdì scorso è partita per il suo Paese d’origine, sostenuta dall’affetto dei genitori e di altri familiari.

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