Raffica di appalti truccati in Friuli, stop al processo: si riparte da Gorizia

UDINE. Punto e a capo. A otto anni dall’avvio delle indagini della Guardia di finanza di Gorizia e a quattro dalla richiesta di rinvio a giudizio per turbativa d’asta nei confronti di 41 indagati formulata dalla Procura di Udine, dove un filone dell’inchiesta “Coffee break” era stato trasferito, il fascicolo sul presunto “cartello” organizzato da amministratori e responsabili commerciali di una cinquantina di aziende sparse tra il Friuli e il Veneto, per il controllo degli appalti in edilizia, torna negli uffici dai quali era partito.
E cioè sul tavolo dei pm goriziani che, terminato l’esame di 180 procedure sospette, per un ammontare di oltre 90 milioni di euro di denaro pubblico, ritennero di distribuire ai colleghi di Udine e Pordenone le gare di rispettiva competenza e, nel contempo, ipotizzarono l’associazione a delinquere per la propria parte di indagati.
Un colpo di scena tutt’altro che inatteso quello deciso dal giudice monocratico Carla Missera nell’udienza celebrata nel novembre scorso e di cui sono state da poco depositate le motivazioni. Era stato l’intero collegio difensivo, infatti, a sollevare l’eccezione d’incompetenza territoriale a favore della Procura di Gorizia.
A spostare l’ago della bilancia nella direzione auspicata dai legali - e condivisa dal pm Luca Olivotto, che aveva ereditato il procedimento dal procuratore aggiunto Raffaele Tito, ora capo a Pordenone – è stato il recente orientamento espresso dalla Suprema Corte a sezioni unite in materia di «incompetenza per connessione». In pratica, «ferma restando la necessità d’individuare un effettivo legame finalistico tra i reati, non è richiesta l’identità degli autori ai fini della configurabilità della connessione teologica».
Da qui, a parere del giudice Missera, l’opportunità di «una trattazione unitaria delle singole posizioni in un unico procedimento». E quindi, la trasmissione degli atti alla Procura di Gorizia, che chiederà a sua volta al gup la fissazione dell’udienza preliminare per le 35 persone che, a Udine, erano già finite a processo (degli altri sei, uno era stato condannato, uno aveva patteggiato e quattro erano stati assolti).
Tutto daccapo, quindi, per Lorenzo Genetti, di Tolmezzo, Silvano Colle, di Sauris, Stefano Battiston, di Concordia Saggitaria, Primo Berti, di Porto Viro, Laura Bombardier, di Arta Terme, Gianluca Cargnel, di Bertiolo, Angelo Cesare, di Tarvisio, Giulio Cesare, di Coccau, Sandro Cimenti, di Ovaro, Marica Colle, di Ampezzo, Lucillo Collino, di Tavagnacco, Antonio Comelli, di Gorizia, Nicoletta Di Piazza, di Tolmezzo, Alvise Di Ronco e Valentina Di Ronco, di Paluzza, Massimo Dri, di Porpetto, Sandrino Drigo, di San Stino di Livenza, Daniele Gerussi, di Tarcento, Stefano Gori, di Tarcento, Giuseppe Guidi, di San Giorgio, Antonio Iona, di Monfalcone, Guglielmino Iona, di Belvedere di Spinello, Italo Lavia, di Martignacco, Alessio e Daniela Martini, di Claut, Licinio Florendo Mingotti, di Udine, Carlo Nolli, di Conegliano Veneto, Alan Paveglio, di Codroipo, Gabriele Pecile, di Plaino, Stefano Pacifico Presello, di Fagagna, Michela Sabinot, di Basagliapenta, Gianni Tondo, di Venzone, Andrea Tonelli, di Sorbolo, Claudio Zago, di Ceggia, Mirko Zannier, di Tavagnacco.
A monte, quindi, l’ipotesi che anche in Friuli alcuni imprenditori avessero concordato la distribuzione della “torta”. Le opere finite nel mirino degli inquirenti si riferiscono a gare bandite tra il 2010 e il 2011: costruzione della pista ciclabile di via Marano e dell’ecopiazzola comunale, che il Comune di Carlino assegnò rispettivamente alla “Nuova Geo.Mac srl” di Cividale e alla “Di Piazza Vante srl” (250 mila euro), costruzione della strada forestale “Nauscel-Pitim-San Giacomo” e manutenzione della “Truella-Malagar-Spissul”, entrambe in Prato Carnico, e costruzione di bretelle forestali e del piazzale “Monte Prencis” di Ovaro, che il “Consorzio boschi carnici” di Tolmezzo affidò, nell’ordine, alla “Bidoli Gianpaolo srl” di Comeglians (318 mila), alla “Bombardier srl” di Arta Terme (116 mila) e alla coop “Agriverde piccola” (31.885), ciclovie regionali Fvg - 1 Alpe Adria (518.908) e Fvg - 3 Pedemontana e del Collio (860.136) che il Comune di Premariacco assegnò rispettivamente alla “Diron lavoris srl” di Sutrio e alla “F.lli De Pra spa” di Ponte nelle Alpi.
Riorganizzazione degli impianti sportivi (175.391) assegnata dal Comune di Rivignano alla “Campanotto Walter & C srl” di Rivignano, ristrutturazione della Tresemane e della Pontebbana” (318 mila), aggiudicati dalla Provincia alla “Mingotti srl” di Tavagnacco, recupero di sorgenti per l’approvigionamento idrico di Rinch (192.503) del Comune di Arta Terme alla “Edil Alpi srl” di Cedarchis, manutenzione straordinaria della viabilità Vinaio-val di Lauco assegnato dal Comune di Lauco alla “Spiga srl” di Tolmezzo, in Ati con “Gipigi srl” di Claut (540 mila). Nel procedimento, si sono costituiti parte civile il Comune di Rivignano e la Provincia di Udine.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto