Rabbia alla Vetroresina «Senza stipendio da 4 mesi»

I 60 dipendenti dell’azienda di Povoletto ieri si sono riuniti davanti alla fabbrica «Verremo qui fino a quando il presidente non si farà vedere per chiarire la situazione»
Povoletto 8 Aprile 2015 vetroresina Telefoto Copyright Petrussi Foto Press - Turco
Povoletto 8 Aprile 2015 vetroresina Telefoto Copyright Petrussi Foto Press - Turco

POVOLETTO. Dallo scorso dicembre non percepiscono più un euro. «Niente stipendi, né ovviamente tredicesime. Per non parlare, poi, di contributi e Tfr, che non sono stati versati». I 60 dipendenti del Vetroresina Group, stabilimento principale a Povoletto e filiali in Bulgaria e Macedonia, sono esasperati: per gridare il proprio sconcerto, che in tanti casi sconfina nella disperazione («Come sfameremo i nostri figli?»), ieri mattina si sono riuniti davanti alla cancellata della fabbrica, annunciando un picchetto «a oltranza», a rotazione. «Fino a quando il presidente del Gruppo, Enrico Quendolo, non si farà vedere e non ci darà le spiegazioni che attendiamo da settimane – promettono con piglio combattivo – noi verremo qui all'ingresso ad aspettarlo».

Ieri c’era una ventina di persone nello slargo antistante i capannoni. Oggi avverrà lo stesso «e così avanti» garantiscono i dipendenti, una quarantina di operai e una ventina di impiegati.

Inconcepibile, dicono, che nessuno li abbia aggiornati sull’evoluzione di una situazione che aveva iniziato a scricchiolare – sotto il peso della crisi economica – 4 anni fa e che negli ultimi due si è aggravata fino a sfociare nei provvedimenti della cassa integrazione ordinaria, poi straordinaria, quindi dei contratti di solidarietà. «Attualmente – spiegano gli esponenti della Rsu aziendale, Monica Piga ed Enrico Mariano – una parte del personale ha o, meglio, dovrebbe avere un impegno lavorativo di venti ore settimanali; la rimanenza, invece, è ormai a zero ore. Da una quindicina di giorni, però, i cancelli della ditta sono chiusi. E nessuno si è mai premurato di dirci cosa stia accadendo». Qualcuno, in realtà, all’interno della fabbrica c’è ancora. «Si tratta – spiega la Rsu – del personale di un’impresa, la Vetres, che ha preso in affitto alcuni locali e macchinari».

Fondata nel 1960 e specializzata nella produzione di materiali in vetroresina (che venivano smerciati a livello internazionale, soprattutto in Europa), la fabbrica naviga in cattive acque da tempo: «Abbiamo fatto di tutto e anche di più – dicono i dipendenti – per cercare di salvare il salvabile: basti dire che su nostra iniziativa i turni sono passati, per un periodo, da tre a quattro. Purtroppo non è servito. Grosse commesse sono state perse. Ce n’è in piedi ancora una importante, estera, del valore di 8 milioni di euro: peccato non ci siano i soldi, oltre che per pagare noi, per acquistare la materia prima».

Nonostante il quadro di incertezza si trascini da un bel po’, «i sindacati – stigmatizzano i lavoratori – si sono rivelati latitanti». Accusa rigettata però con forza dalla Uiltec: «Capisco perfettamente lo stato d’animo del personale – premette il segretario regionale Antonino Mauro – , ma rivendico il nostro ruolo. In tempi non sospetti avevamo detto che le cose non andavano per il verso giusto. E ora ci si trova in questa impasse. Nelle scorse settimane il titolare aveva chiesto ai dipendenti, facendo leva sulle commesse milionarie, di continuare a lavorare gratis. Gli era stato domandato se fosse possibile almeno ricevere un anticipo sui compensi dovuti: stiamo ancora aspettando un cenno, così come siamo in attesa di capire le sorti della richiesta di concordato preventivo avanzata».

Qualche lume arriva, nel mentre, dal responsabile della produzione di Vetroresina, Piergiorgio Domenis: «Si attendevano risposte da alcuni clienti, ma non sono arrivate. I dipendenti non hanno ricevuto notizie perché, purtroppo, non c’era nulla di nuovo su cui informarli. Il problema consiste nell’assenza di liquidità, ma le ordinazioni di materiale ci sono, per fortuna, e i clienti fanno pressione perché le commesse vadano a buon fine: di potenzialità, insomma, l’azienda, leader, nel suo settore, su scala nazionale e ben oltre, ne ha. Si confida di poter individuare nuovi finanziatori». Ma i promotori del sit-in incalzano: «Vogliamo che questo incredibile panorama di paralisi si smuova quanto prima. Il proprietario, che abbiamo ripetutamente provato a contattare, continua a negarsi. Sappia che c’è, fra noi, gente che non riesce più a soddisfare i bisogni elementari dei propri figli né a far fronte a tutte le altre necessità di ogni giorno».

Lucia Aviani

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto