Questura allo stremo «In quattro gestiamo più di 1.600 pratiche» Ascesa vertiginosa, nel 2011 le richieste di asilo erano 18 Padrone (Ugl polizia): «E’ stato già informato il ministero»

Il sindacato Ugl polizia lancia l’allarme, per voce del vicesegretario nazionale Raffaele Padrone: la quarta sezione dell’ufficio immigrazione, in Questura, è inondata di richieste d’asilo. «In quattro unità – sciorina i numeri Padrone – si ritrovano a gestire più di 1.600 pratiche di immigrati provenienti dalla rotta balcanica: è un carico di lavoro senza precedenti, che rischia di mandare al collasso il sistema».
Il tema è stato al centro di un incontro fra Ugl Polizia e il questore Diego Buso, che ha già informato il ministero. Al 23 dicembre dell’anno scorso in Questura si erano presentati 1.547 cittadini stranieri. Un trend confermato anche dai dati del primo trimestre. A piazzale Palatucci ogni mese bussa un’ottantina di cittadini stranieri per avviare l’iter, piuttosto articolato. Sono 956 al 31 marzo, i richiedenti asilo ospitati nelle strutture di accoglienza del Friuli occidentale.
«Basti pensare – approfondisce Padrone – che solo sei anni fa, nel 2011, le richieste di asilo sono state soltanto 18. I numeri di oggi fotografano invece una vera e propria emergenza, ma alla crescita esponenziale delle pratiche non è seguito l’incremento del personale dedicato. Dei quattro addetti, soltanto due, uno dei quali è prossimo alla pensione, possono occuparsi del disbrigo delle pratiche, il terzo è ancora in affiancamento e sostituirà il collega al pensionamento e il quarto, infine, è impiegato soltanto per le interviste dei migranti».
L’iter comporta numerosi passaggi. Dopo la prima registrazione in Questura, infatti, il migrante viene accolto all’hub dell’ex caserma Monti. Poi ritorna in questura per il fotosegnalamento e l’intervista. Infine la domanda di asilo viene portata all’attenzione della Commissione territoriale. Se c’è il parere positivo, il richiedente asilo ottiene un permesso di soggiorno per 2 o 5 anni.
Chi riceve un no, ricorre molto spesso al Tribunale civile di Trieste contro la decisione della Commissione territoriale. Anche in caso di rigetto viene investito l’ufficio immigrazione per l’iter burocratico. «Attualmente – rivela il vicesegretario nazionale di Ugl Polizia – la quarta sezione sta lavorando sui rigetti del 2014. C’è poi un altro problema, quello degli alias. In molti casi chi riceve un rigetto si ripresenta in Questura sotto un altro nome. L’iter, così, riparte, finché non viene scoperto. E così gli uffici lavorano il doppio, per la stessa persona».
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