Quella meglio gioventù che guidata da Pasolini visse tra poesia, bellezza, speranza per il futuro

L’omaggio ai ragazzi che a Versuta scrissero una delle più belle pagine della storia di Casarsa. Consegna del sigillo della Regione al Centro studi 

L’ANNIVERSARIO

Non soltanto una delle più belle pagine della storia di Casarsa – per dirla con le parole del sindaco Lavinia Clarotto –, ma anche un omaggio alla meglio gioventù, a quei ragazzini che, mentre tutt’attorno si consumava la tragedia della guerra e la scuola era chiusa, nella “scuoletta” del borgo di Versuta guardavano al futuro sospinti dalla bellezza della poesia, della letteratura, guidati da quello che per loro era semplicemente “il maestro Pier Paolo”: si è celebrato tutto questo, ieri sera, in un affollato municipio di Casarsa, a palazzo Burovich, dove il Centro studi Pasolini ha organizzato la cerimonia per i 75 anni dell’Academiuta di lenga furlana, fondata il 18 febbraio 1945 proprio in occasione di uno degli incontri con quegli allievi affamati di poesia e di vita.

Un’avventura «soprattutto umana», come ha ricordato in apertura Piero Colussi, presidente del Centro studi, richiamando l’obbligo della memoria e dunque il dovere di ricordare quell’esperienza irripetibile la cui eccezionalità è stata sottolineata dalla consegna al Centro studi del sigillo della Regione. «Un segno attraverso il quale sigilliamo non soltanto i 75 anni dell’Academiuta – ha dichiarato il presidente del consiglio regionale Pier Mauro Zanin –, ma anche la speranza che quella foto rappresenta». Il riferimento è al celebre scatto davanti alla chiesa di Versuta che ritrae quella domenica di febbraio in cui Pasolini annunciò la fondazione dell’Academiuta. In prima fila i ragazzini della scuola, dietro i grandi, i poeti che si riunivano in quella che Pasolini definiva «una specie di Arcadia». A immortalarli fu Elio Ciol, il grande fotografo casarsese. Vivissimo anche il suo ricordo, ieri sera. Allora non aveva neanche 16 anni, ma se la cavava già piuttosto bene con la macchina fotografica, «e infatti nei giorni precedenti Pasolini si raccomandò più volte di avvisarmi». Nel centro della foto c’è Giuseppe Bertolin, il “Nini”, il più piccolo, ultimo rimasto in vita, oggi, con Nico Naldini (scrittore e poeta, cugino di Pasolini, la figura di maggiore spicco tra quanti frequentarono l’Academiuta, assente per motivi di salute) fra quegli allievi speciali. Toccante la sua testimonianza di bambino che allora aveva dieci anni e che ricorda perfettamente «quella bella giornata di freddo e di sole che ti “imbarlumiva”, parola che a Pier Paolo piaceva molto» e «quanto mi vergognavo per quelle calze di lana pesantissime che mia madre mi obbligava a indossare e che si tenevano su con gli spaghi. Cosa fu per noi quel periodo? Parliamo di bambini che non avevano mai letto un libro e che vissero fra poesia, bellezza, speranza».

E proprio quella fotografia ormai storica, autografata da Ciol, è stata consegnata in chiusura di serata al “Nini” e agli eredi di quei ragazzi protagonisti di una breve, intensa e straordinaria esperienza culturale e di vita. —

C.S.

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