Quattro mesi per visitare un bambino

GORIZIA. Tempi d’attesa anche di 4 mesi per una visita medica. È quanto si è sentito rispondere un genitore rivoltosi al servizio di Neuropsichiatria infantile attivo ormai da quasi 2 anni nella struttura dell’ex ospedale di Cormòns. Ancora una volta, la situazione di criticità è legata alla carenza di personale. In questi giorni, infatti, uno dei due medici che lavoravano nel servizio, il dottor Serafino Reali, si è trasferito a Ferrara mettendosi, come sempre avviene in questi casi, in aspettativa prima di compiere una scelta definitiva.
E così il peso dell’assistenza agli oltre 500 bambini e adolescenti di tutta la provincia che fanno capo alla struttura, ricade su un nucleo estremamente ridotto di personale: un unico neuropsichiatra, il dottor Franco Bin, responsabile del servizio, e due psicologi. Il servizio è aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, con orario continuato 8.30-16.30, ma a volte gli operatori, oberati, a quanto sembra, di richieste, sono costretti a fissare le visite anche “sforando” gli orari. C’è, inoltre, da tener presente, che il dottor Bin deve recarsi due giorni la settimana nelle sedi dell’Uoeeph (Unità operativa età evolutiva e prevenzione handicap) di Gorizia e Monfalcone, con i quale la Neuropsichiatria infantile lavora a stretto contatto.
«Se non sarà possibile ridurre in qualche modo i tempi d’attesa che mi sono stati prospettati - dice il genitore che ci ha segnalato il caso -, dovrò necessariamente rivolgermi a una struttura privata. Mi auguro che l’Azienda sanitaria provveda a sostituire rapidamente il medico che se n’è andato rinforzando eventualmente anche lo staff degli psicologi, che, da quanto ho capito, è a sua volta insufficiente».
Neuropsichiatria infantile, in questi due anni (è stato inaugurato nel giugno del 2013), ha aperto una finestra piuttosto allarmante sul disagio giovanile. Una vera e propria emergenza sociale, che porta la struttura a occuparsi dei casi più svariati, che vanno da situazioni di ansia e depressione manifestate in età giovanissima, con episodi di tentato suicidio e autolesionismo, a disturbi della personalità e dell’alimentazione, da casi di rifiuto scolastico all’assunzione precoce di stupefacenti. In più, il servizio deve occuparsi di frequente di casi inviati dal Tribunale di Gorizia e riguardanti visite protette a figli contesi fra genitori divorziati.
Uno spaccato di vita quotidiana tale da inquietare non poco, dove spesso il servizio di Neuropsichiatria deve far fronte a emergenze tali da far slittare la routine programmata delle visite. Visite che, data la delicatezza dei casi, come si può immaginare, non possono esaurirsi in tempi brevi, ma necessitano di colloqui approfonditi con i soggetti e i loro genitori. Da qui la situazione da acqua alla gola in cui il servizio è costretto a operare e alla quale ci si augura che l’Azienda sanitaria possa porre rimedio quanto prima con un adeguato rafforzamento dell’organico, visto anche - come si diceva - il costante allargamento del bacino d’utenza.
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