Quanti sogni e progetti ha ispirato Palazzo d’oro

La stroica sede della Cassa di Risparmio in via Mercatovecchio
La stroica sede della Cassa di Risparmio in via Mercatovecchio

UDINE. Via Manin è il nido di Udine. Quelle poche centinaia di metri tra il Giardin Grande e piazza Libertà racchiudono una storia straordinaria, una sorta di romanzo da riaprire come un vaso di Pandora, ma in questo caso pieno di belle sorprese.

Al centro della strada si eleva il Palazzo d’oro, nome ben meritato per come venne concepito dall’architetto Ettore Gilberti, grande firma che si rivelò proprio grazie a questa creazione, e per come è stato conservato nei 110 anni di vita, perché la data ufficiale di nascita è il primo aprile 1910. Il ruolo, la posizione centrale, il fascino che vi aleggia attorno hanno suscitato nel tempo più intenti e anche sogni su come utilizzarlo.

All’epoca del sindaco Cecotti era circolata l’ipotesi di trasferirvi una parte dei musei cittadini. E non sarebbe stata un’idea improvvida visto che, Casa Cavazzini a parte, le altre sedi sono un po’ decentrate oppure collocate nel cielo sopra Udine, cioè sul colle del castello.

La stroica sede della Cassa di Risparmio in via Mercatovecchio
La stroica sede della Cassa di Risparmio in via Mercatovecchio


Il Palazzo d’oro, insomma, ha sempre attirato l’attenzione, fin dal suo nome luminoso, al quale era predestinato visto il fastoso trionfo di lumeggiature dorate e fitti intrecci decorativi disegnati sulla facciata che dà su via Manin mentre sono più austere le altre verso via della Prefettura e piazzetta Valentinis. Tutti questi dettagli fanno capire come a inizio Novecento i nostri artisti fossero catturati dallo stile liberty e che Udine, a quei tempi, era sì una cittadina di provincia, ma posta a metà strada tra Roma e Vienna si collocava, quanto a estetica, tra il classicismo italiano e il culto della Secessione che aveva la culla nella capitale austriaca.

Concetti e spiegazioni queste tratte da un libro, uno dei più belli dedicati in epoca recente alla città, pubblicato dalla Fondazione Crup, a cura di Liliana Cargnelutti, con saggi di Giuseppe Bergamini, Gabriella Bucco e Stefano Tracanelli. Pagine preziose per narrare come, prima del Palazzo d’oro, ci fosse in quel luogo la secolare casa Gubertini-Valentinis, comprendente la chiesa di San Bartolomeo, che dava il nome a tutta la contrada, una volta colma di palazzi prestigiosi (Mantica e Caimo Dragoni per esempio), negozi, botteghe, laboratori con i grandi fotografi udinesi. Fu Giovanni Contarini, conciapelli e titolare di concerie, ad acquistare la vecchia casa affidando allo scalpitante Gilberti il progetto del palazzo, dove già nel 1908 venne inaugurato il modernissimo cinema Volta, mentre in via Prefettura l’edificio ospitava l’osteria di Pietro Govetto.

I Contarini poi fallirono e le proprietà si avvicendarono, tanto che a un certo punto lì arrivarono i magazzini Upim. Nel 1996 il palazzo diventò sede della Fondazione Crup, che lo ristrutturò nel 2005 ridando a via Manin un po’ della sua luce dorata.

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