Quando Vallenoncello era Comune

Un libro sulla storia del quartiere che poi fu incorporato alla città

Un libro sulla storia del Comune di Vallenoncello, incorporato nel 1930 nel Comune di Pordenone, e su quanto è rimasto ai giorni nostri di una tradizione legata alla vita di una popolazione di contadini, operai, commercianti e naviganti. Sarà presentato domani, alle 18, nella galleria Harry Bertoia di corso Vittorio Emanuele, a Pordenone.

“Comune rustico” è il titolo. “Quando Vallenoncello (Noncello, Valle, Villanova) era un Comune autonomo. Momenti, luoghi, protagonisti, tra storia e aneddotica, dalle origini al 20° secolo” il sottotitolo, che annuncia il contenuto.

Autori di questa nuova opera sono Pietro Angelillo e Marco Angelillo, padre e figlio, giornalisti entrambi, con il valore aggiunto di architetto per Marco. Entrambi cultori della storia locale, proseguono la ricerca rievocativa avviata con il libro “Caro vecchio borgo”, dedicato al cuore antico di Pordenone, e a tanti altri libri di questo filone. Editore, il Comune di Pordenone, impegnato nel meritorio recupero della cultura storica delle componenti popolari e culturali del territorio. Gli autori si richiamano volutamente alla lirica “Comune rustico”, di carducciana memoria, un aggancio letterario che predispone a tracciare il profilo misterioso e affascinante di un’entità territoriale che dal 1816 al 1930 fu il Comune di Vallenoncello. Che cosa è rimasto oggi di quel territorio tra i fiumi Noncello e Meduna, quella che urbanisti e ambientalisti definiscono la “Grande V”? Che cosa resta delle usanze, dei paesaggi, degli edifici, delle strade dopo l’assimilazione nella città e i cambiamenti epocali del secondo dopoguerra?

Molto è andato perduto, ma a ben vedere il filo che attraversa ambiente e tradizione non si è perso, anzi può essere valorizzato, grazie a una realtà di volontari molto attiva. Con documenti e testimonianze è stato possibile ricostruire il mosaico di una vita raccontata ancora con nostalgia ed entusiasmo, attraverso descrizioni di fatti e di prospettive legati all’ambiente, alla campagna, ai fiumi. La narrazione parte da molto lontano, dalle origini delle tre componenti del Comune (documentate dall’inizio del primo millennio) fino ai nostri giorni, ed è ricca di citazioni e di descrizioni, attraverso scritti e immagini, fino ai nostri giorni. Lo spazio maggiore è dedicato alla vita amministrativa, sociale ed economica, attraverso i documenti, soprattutto gli atti del Comune redatti con una grafia in corsivo inglese con ghirigori, ma anche mediante le testimonianze dirette sugli ultimi ottant’anni. Emergono così nomi, situazioni, realtà, prospettive mancate che attraversano in particolare le epoche dei domìni veneziano, napoleonico, austriaco, germanico e attraverso la storia d’Italia: il regno, i partiti, il fascismo, la democrazia, i sindacati, le guerre, le alluvioni, la ricostruzione.

In particolare emergono i protagonisti: da quelli celebri (i più illustri Odorico da Pordenone e Giovanni Antonio da Pordenone, ma anche i sindaci, i podestà, i musicisti, gli imprenditori, i latifondisti) a quelli quasi sconosciuti (i contadini, i pescatori, gli artigiani, i naviganti).

L’immagine stupenda che occupa la copertina e il suo risvolto costituisce l’emblema di quel mondo scomparso, la cui memoria non va dispersa: una zattera-traghetto che univa le due rive del Noncello, tra Valle e Rondover, zeppa di un’umanità che sembra osservare con sguardo interrogativo il nostro presente, come a dire: «Non dimenticateci!».

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