Quando la campanella suonava per tutti

C’era una volta la Scuola. Quella che iniziava il primo ottobre ovunque, che ti assegnava una maestra, in prima elementare, che ti portava fino alla quinta. Che faceva suonare la campanella d’avvio lo stesso giorno per tutte le scuole, elementari, medie e superiori. Che le supplenze erano un evento (felice - per i ragazzi - ma raro), e lo stop alle lezioni durante l’anno rigorosamente codificato.
Oggi c’è ancora la Scuola, ma a organizzazione, modalità e tempi variabili. Che comincia quando vuole e con chi c’è. I docenti si sono moltiplicati e, paradossalmente, con loro sono aumentate le supplenze. La campanella non suona più il primo ottobre e nemmeno l’11 settembre - data ufficiale di avvio - perché ogni istituto sceglie per sè quando iniziare.
E poveri quei genitori che hanno più d’un figlio, magari in scuole diverse. Perché diversi saranno gli orari, le festività, i “ponti”. E conciliare carriera scolastica dei pargoli, lavoro e logistica diventa un impegno da agenda elettronica. Fatto sta che anche quest’anno le classi, dalle elementari al liceo passando per le medie e gli istituti tecnici, che all’esordio hanno l’organico al completo, sono mosche bianche. La regola sta invece dall’altra parte, con dirigenti scolastici ancora alle prese con nomine di ruolo e supplenti, orari provvisori e organizzazione in bilico.
Per alcuni l’anno scolastico è già iniziato. Ci sono scuole, anche in Fvg, che hanno anticipato l’avvio delle lezioni all’8 settembre. I giorni in surplus saranno azzerati nel corso dei prossimi 9 mesi con il prolungamento di alcune festività o l’istituzione di “ponti”.
Ma le anticipazioni non hanno considerato, ad esempio, che il servizio di trasporto pubblico dedicato partirà solo lunedì. Ergo: chi non abita vicino a scuola, ha avuto bisogno del servizio taxi genitoriale oppure della doppia corsa in bus perchè la linea diretta col centro studi ancora non c’è. Ma anche chi varcherà la soglia dell’istituto in cui trascorrerà i prossimi mesi soltanto domani, non è detto che lo farà per iniziare a tempo pieno e orario regolare. C’è chi terminerà le lezioni dopo 4 ore, chi dopo 5, chi entrerà alle 8, chi alle 8.30, chi alle 9.
Passano gli anni e i problemi, anziché risolversi, si acuiscono o, peggio, restano gli stessi. Ogni settembre, puntuale, la querelle riparte con cattedre vuote, incarichi provvisori, docenti che mancano, docenti che arrivano, docenti che se ne vanno. Un balletto sempre uguale a se stesso che sollecita qualche interrogativo sulla riforma della riforma che doveva risolvere alla radice le annose questioni e che invece si scontra con la banalità degli interrogativi di sempre.
A volte ho l’impressione che, in generale, ci si dimentichi il “perché” di un servizio o di un’istituzione. Nel caso della scuola sembrerebbe persino banale rammentare che nasce per istruire e formare bambini e ragazzi. Dallo scopo, a cascata, ne dovrebbe discendere l’organizzazione migliore per portare a termine il compito. Nel solito caos di inizio anno, tra nomine, posti vacanti, supplenze, cattedre di ruolo o non di ruolo, qualcuno ricorda di aver sentito o letto considerazioni relative agli effetti sugli studenti? Ma tant’è, anche quest’anno la carovana riparte, arrancando. Come al solito.
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