Promessa del calcio muore a 19 anni

Riccardo Meneghel, ex dell’Udinese Primavera, era finito con la moto contro un’auto l’altra sera. Donati gli organi

«Perché il nostro amore è così, immenso come il mare». Resterà questo pensiero, immortalato nella sua pagina Facebook carica di ricordi, di messaggi di dolore e incredulità. Resterà la foto del cielo azzurro sullo sfondo e della spiaggia deserta. Ma deserta non lo è mai stata, la vita, troppo breve, di Riccardo Meneghel. Resteranno gli album di famiglia, con il padre Gianfranco, la madre Simonetta Zaghet, la sorella minore Cristina, il giorno della laurea del fratello maggiore, Davide. Resterà la generosità sempre praticata da tutta la famiglia, fino a quando, l’altra notte, quando ormai non c’era più nulla da fare, ha autorizzato l’espianto di tessuti, cornee e valvole cardiache che daranno vita e speranza ad altri. Resterà anche tanta amarezza, come quella del suo già parroco, ora vicario episcopale don Fabrizio De Toni, che su Twitter scrive: «Ho appreso con disgusto la morte di Riccardo. Signore perché? Non mi vergogno a chiedere ancora: Signore, perché».

Riccardo Meneghel ha cessato di vivere ieri, mezz’ora dopo mezzanotte, all’ospedale di Pordenone. Aveva 19 anni, abitava a Prata di Sopra ed era una promessa del calcio. In Friuli si era distinto per avere giocato nell’Udinese Primavera all’inizio della stagione 2012-2013: “promosso” tra i bianconeri dopo avere militato in Prima categoria, era rimasto in squadra per due mesi, per passare quindi alla Berretti del Treviso. Da dove era rientrato a fine stagione, per andare a rinforzare il Tamai, in serie D, diventandone uno dei titolari.

Il suo cuore ha ceduto, dopo essere entrato in crisi già in ambulanza, nel breve tragitto da viale Treviso a via Montereale, a Pordenone, la sera di venerdì. Nonostante un intervento chirurgico, irrimediabili i politraumi e l’emorragia interna, tanto che il pm Matteo Campagnaro non ha disposto l’autopsia e molto probabilmente già domani rilascerà il nulla osta alla sepoltura. Sul registro degli indagati è stato iscritto, per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, G.A., 65 anni, di Pordenone. C’era lui alla guida della Opel Astra Gtc che, uscendo dall’area di servizio Total Erg sulla Opitergina, stava svoltando verso il centro città, da dove sopraggiungeva la Honda Xr condotta da Riccardo. La polizia stradale di Spilimbergo, che aveva eseguito i rilievi, ieri ha prelevato anche le immagini della videosorveglianza del distributore, che avevano ripreso e registrato il drammatico scontro. Lì, davanti alla Electrolux Professional, gli amici hanno deposto un mazzo di gigli bianchi.

Campo di calcio vuoto, oggi, per rispetto e omaggio al difensore del Tamai, al tifoso del Milan, a “Tega”, come era soprannominato. Rispetto per i familiari e la fidanzata, concittadina, Chiara Zanette. Attorno a tutti, un cordone di solidarietà: i compagni di classe del Kennedy dove Riccardo si era diplomato la scorsa estate, gli amici dell’Azione cattolica, del Grest, quelli conosciuti a Lourdes, dove aveva scattato un selfie col vescovo Giuseppe Pellegrini, della Pro San Simome. I tanti ricordi e pensieri, più o meno profondi, ma fatti col cuore, d’istinto e no, sui social network, con gli emoticons e con gli occhi dei coetanei. Ragazzi che si mettono a confronto con la morte, loro che sognano una vita infinita.

Come riassume, per tutti, Mattia: «La morte è una porta, che si apre in un momento della nostra vita. Chi la attraversa non deve più soffrire, ma soffre chi ci è stato vicino fino alla fine. Eppure il dolore lascia ben presto il posto alla dolcezza del ricordo: ci darà il desiderio di vivere al meglio la nostra vita, è così onoriamo coloro che abbiamo perduto, come te, Riccardo».

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