Profughi sulle piste per imparare a sciare: il corso in Carnia per incentivare l'integrazione

Corsi per minori da Somalia, Mali, Ghana, Guinea e Afghanistan. L’iniziativa per i giovani ospiti di Bosco dei Museis ai laghetti di Timau

Mentre avanzano tutti intabarrati sulla neve suscitano una certa curiosità. A fare dei minori stranieri non accompagnati ospiti a Bosco di Museis un gruppo di apprendisti sciatori piuttosto speciali sono l’entusiasmo quasi infantile e la loro origine, visto che provengono da Somalia, Mali, Guinea, Bangladesh, Ghana e, in generale, da Paesi in cui di nevicate se ne vedono ben poche.

Eppure, per 18 ragazzini con un passato ingombrante e un futuro tutto da inventare, l’integrazione è un cammino che si può intraprendere anche sulle piste da sci. Per questo, una volta alla settimana, gli educatori del centro gestito da Renato Garibaldi a Cercivento fanno salire quei giovani sul pulmino e li portano ai laghetti di Timau, dove gli istruttori dell’Unione sportiva Aldo Moro di Paluzza insegnano loro a sciare. Molti di questi ragazzi prima d’ora avevano visto la neve solo in tv o in rete. Eppure, al di là dell’esperienza elettrizzante, per loro il corso rappresenta, come spiega lo stesso Garibaldi, «una possibilità di sentirsi uguali ai loro coetanei italiani»; significa anche «imparare a praticare uno sport e socializzare con ragazzi e ragazze della loro età».

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Il costo ammonta a una trentina di euro a testa per le lezioni e il noleggio dell’attrezzatura. Si parte dal corso base e dallo sci da fondo. «Perché devono imparare che lo sport è fatica» è il commento di Garibaldi che si è preso la briga di avviare le mascotte del centro (due under 12) a cimentarsi con le discese dello Zoncolan. «Gli altri – precisa – hanno dai 15 ai 17 anni e sono felicissimi di imparare, alla faccia delle polemiche che questa iniziativa ha suscitato nel recente passato».

Corsi di sci ai profughi: è bufera


Il rimando va al coro di critiche che si levò un anno fa, quando per i ragazzi stranieri di Bosco di Museis si aprì la possibilità di prendere lezioni di sci. L’infuocata presa di posizione di Stefano Mazzolini – responsabile sicurezza della Lega Nord in Fvg – aveva innescato una reazione a catena che si era propagata fino a Bruxelles. A farcela giungere era stata l’interrogazione con la quale l’europarlamentare veneta Mara Bizzotto segnalava l’iniziativa e invitava il commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos a verificare come fossero stati spesi i fondi europei. La risposta del commissario non si era fatta attendere e aveva chiarito che il Fondo asilo, migrazione e integrazione «prevede l’offerta di attività sportive e ricreative ai destinatari, inclusi i rifugiati e richiedenti asilo minori».

A fare i conti della serva, oggi, è lo stesso Garibaldi: «Per ciascun minore straniero non accompagnato percepisco 55 euro giornalieri con i quali devo garantire vitto, alloggio, spese sanitarie, istruzione e formazione ai ragazzi – riepiloga –. Il costo del corso di sci è di 30 euro a persona. Ritengo che lo sport sia importante per tutti i ragazzi, italiani e stranieri, inoltre penso che i fondi erogati per i minori stranieri vadano spesi per loro, non intascati, ecco perché li porto sulla neve a sciare».

A cimentarsi nello sci ai laghetti di Timau accanto ai minori non accompagnati di Cercivento in questi giorni ci sono anche gli ospiti della Fattoria sociale, una decina di persone con problemi di disagio sociale, economico o dipendenza che a Cercivento hanno intrapreso un programma di recupero fra cavalli, asini, mucche, oche, anitre, galline e capre. Le loro sono storie personali interrotte da esperienze difficili. Fili che si riannodano nel corso di giornate trascorse fra le serre, i boschi, il taglio della legna e la cura degli animali.

La prima forma di integrazione comincia così e si sedimenta sulla neve.

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