Profughi in giro per Pordenone, il Comune: "E’ colpa di Rete solidale"

L’assessore comunale Loperfido: «Cerca d’intralciare l’ordinanza anti-bivacchi.» Una trentina di persone si ritrova al parco di San Valentino per la cena, ma dorme altrove

PORDENONE. Il parco di San Valentino è tor. nato a essere il punto di riferimento per i profughi senza alloggio in città, dopo la chiusura per lavori di parco Querini. Una trentina quelli che l’altra sera si sono ritrovati per consumare un pasto e ricevere alcune coperte dai volontari di Rete solidale.

Ma al parco non si dorme: lo sanno bene anche i profughi che nelle aree verdi vige l’ordinanza anti-bivacchi. Se ne vanno in altre zone della città, dove la polizia municipale non li ha ancora intercettati. Li si trova a ora di cena, verso le 19.30: prima in pochi, poi pian piano si affollano dietro il murale, di fronte al bar.

«L’altra notte, alle 3, il comandante della polizia municipale in persona era a controllare il parco per verificare se ci fossero profughi – ha riferito l’assessore Emanuele Loperfido –. Non ne ha trovato nessuno. Inoltre, i controlli vengono effettuati anche la mattina per capire se i richiedenti asilo si trovino al palazzetto o all’ex fiera, ma non ne sono mai stati visti. Evidentemente sono stati istruiti bene su dove rifugiarsi dai volontari della Rete».

Non è una novità che tra l’amministrazione comunale e la Rete solidale non scorra buon sangue. E infatti le critiche di Loperfido sono rivolte all’associazione. «Continuano a essere d’intralcio all’ordinanza anti-bivacco – ha sottolineato –. Il Comune non ne può più, sta distogliendo le forze di polizia municipale dal territorio per questa situazione. In tutto ciò il Comune è la parte che subisce. Se vogliono dare una mano alle persone che arrivano in città, se li portino a casa loro».

«In progetto ne entrano ben pochi – ha riferito Rete solidale –. Soltanto uno l’altro giorno. E il rallentamento è da imputare alla scarsità di personale della Questura, in quanto all’hub e nel territorio posti ce ne sono».

Rete solidale ha per questo motivo chiesto un incontro in Questura per proporre alcune soluzioni a questa situazione e a quella che si verifica ogni fine settimana, quando l’ufficio della Questura è chiuso e non si accettano dichiarazioni di richieste d’asilo.

«Il piantone che è fisso in Questura tutti i giorni, 24 ore su 24 – spiegano i volontari di Rete solidale –, potrebbe raccogliere i dati e mandarli all’hub, con l’appuntamento al lunedì successivo. Così già accade in altre città. In questo modo non ci sarebbero persone per strada».

Nessuno dorme al parco, la stessa Rete solidale ha infatti spiegato a chi arriva come comportarsi per non violare l’ordinanza che vige nei parchi.

«La vetrina della città è salva – riferisce la Rete – perché i richiedenti asilo vanno a dormire altrove, non nei parchi, e la gente non li vede. E’ questo che vuole l’amministrazione civica». La Rete ha anche riferito che ormai non cucina più i pasti per chi arriva: «Portiamo qualche frutto e poco più, ma ci rifiutiamo di cucinare la sera per tappare le falle di uno Stato inadempiente».

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