Profondo rosso per la Fiera di Pordenone

PORDENONE. Adesso è tutto nero su bianco. Le anticipazioni risalenti alla scorsa cena di Natale, quando era stato annunciato un passivo che rischiava di superare il milione di euro, hanno trovato conferma nell’approvazione del bilancio.
L’assemblea di Pordenone Fiere, riunitasi a inizio mese, ha certificato una perdita d’esercizio di circa 800 mila euro, con un rosso che sale a circa 1,1 milioni in funzione degli ammortamenti.
Un buco che dovrà essere colmato mettendo mano alla riserva, con un capitale sociale che ammonta a circa 6 milioni di euro. E’ la terza volta, in 67 anni, che Pordenone Fiere chiude in passivo. Perdite d’esercizio s’erano registrate solo nel 2009 e nel 2012 (poco più di 286 mila euro).
E’ vero, sono gli anni della grande crisi, ma in viale Treviso si respira da tempo un’aria pesante. I dipendenti sono stati in cassa integrazione per i primi 4 mesi, l’opulenta macchina organizzativa, con un presidente, Alvaro Cardin, e un amministratore delegato, Pietro Piccinetti, si sta sforzando di contenere i costi, con un taglio consistente alle spese di pubblicità e promozione dell’immagine e la rinegoziazione dei contratti, ma le difficoltà oggettive non mancano.
Partendo dalla rassegne, innanzitutto. Quest’anno è saltata “Happy Business to you” (le prenotazioni erano 5...), ottimisiticamente spostata al 2015, con i relativi costi fissi, però, da pagare. “Samulegno”, in calendario per il prossimo febbraio e già saltata a inizio 2014, non sarebbe al centro di prospettive rosee.
E proprio “Happy Business to you” e “Samulegno” sono due delle quattro fiere internazionali (le altre sono Coiltech e Sicam) che rappresentavano il cuore dell’offerta pordenonese. A ciò si aggiunga che la campionaria, da 67 anni fiore all’occhiello del calendario, quest’anno per la prima volta non si terrà, frutto della presa d’atto che le fiere generaliste sono state superate dai tempi.
Nonostante il profondo rosso, tuttavia, la Fiera sta cercando comunque di risollevarsi, forte quest’anno di un’edizione super di Samumetal, che ha garantito entrate per circa 1,4 milioni (la rassegna, biennale, non era in calendario nel 2013).
Questione aperta resta, poi, quelle delle quote societarie. La chiusura delle Province è destinata a rimettere in circolo una fetta importante della compagine sociale: la Provincia di Udine ha il 27% delle quote, quella di Pordenone il 12,2% (insieme rappresentano il secondo socio dopo il Comune, 43,49%, e prima della Camera di commercio di Pordenone e della Cassa di risparmio del Fvg con l’8,69% ciascuna).
Ci vorrebbe l’aiuto dei privati, ma per salire su questo carrozzone, oggi come oggi, non pare proprio ci sia la fila.
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