Prof deriso su Facebook dodici studenti indagati

UDINE. Un professore di un istituto tecnico cittadino, qualche settimana fa, ha scoperto che qualcuno aveva creato una pagina Facebook contenente pesanti considerazioni sul suo conto. E si è rivolto ai carabinieri. Ora una dozzina di suoi studenti, tutti intorno ai 16 anni, sono indagati dalla Procura dei minorenni di Trieste per l’ipotesi di reato di diffamazione.
La vicenda, che ha profondamente addolorato il docente e ha portato non poco scompiglio in tutta la scuola, è tuttora aperta. Su disposizione del magistrato è stata avviata una procedura di conciliazione che non ha ancora portato ai risultati sperati.
Ma facciamo un passo indietro per capire un po’ meglio che cosa è accaduto. L’insegnante in questione, navigando su Internet, si è casualmente imbattuto in commenti che lo riguardavano e che, spaziando dall’ambito professionale a quello personale, andavano ben oltre l’ironia. Sentendosi offeso come uomo e come professore, si è rivolto ai carabinieri e ha formalizzato una querela.
I militari del Nucleo investigativo hanno quindi effettuato una serie di accertamenti e non ci hanno messo molto a capire chi aveva pubblicato quella pagina su uno dei social-network più utilizzati dei nostri tempi, Facebook appunto.
Chi aveva pubblicato le considerazioni sul professore, infatti, non lo aveva fatto utilizzando un nickname (si tratta di uno pseudonimo o “nome di battaglia”, usato dagli utenti di Internet per identificarsi in un determinato contesto o in una determinata comunità virtuale), bensì nome e cognome. Per questo adesso una dozzina di adolescenti è finita nei guai.
Il grado di responsabilità dei ragazzi, stando alle indagini effettuate sino ad ora, sarebbe differente, in quanto tre avrebbero avuto l’iniziativa di creare quei contenuti (visibili a tutti gli utenti Facebook e non solo a un gruppo ristretto), altri due avrebbero aderito commentando pesantemente e gli altri si sarebbero “accodati” con considerazioni più “leggere”.
Circa tre settimana fa, negli uffici del Comando provinciale dei carabinieri, si è svolto il tentativo di conciliazione disposto dal pm della Procura dei minorenni il quale, per i reati procedibili a querela, può favorire una definizione bonaria.
Una delle ipotesi su cui si è lavorato prevedeva la remissione della querela da parte del professore - seguito dall’avvocato udinese Massimiliano Campeis - a fronte di un risarcimento di circa 15 mila euro. Denaro da destinare al fondo scolastico per gli studenti meno abbienti e, quindi, a una borsa di studio.
Le famiglie degli studenti, per il momento, non hanno aderito. I genitori (molti dei quali hanno difeso l’operato di figli) non hanno trovato un accordo sulla suddivisione delle quote in relazione alle diverse responsabilità. Tale accordo, comunque, potrà essere trovato anche in un altro momento, se non altro per evitare ai ragazzi un procedimento penale.
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