«Processo per 11 medici ospedalieri»
A sollecitarlo il pubblico ministero Alessandra Burra che accusa i sanitari del Civile di abuso d’ufficio e truffa
A conclusione di una complessa indagine, avviata, dalla Procura della Repubblica, quattro anni fa, in seguito a un esposto anonimo, il pubblico ministero, Alessandra Burra, ha chiesto il rinvio a giudizio di 11 medici ospedalieri con l’accusa di abuso d’ufficio e truffa ai danni dell’Azienda sanitaria isontina e di alcuni di essi anche per peculato. Gli imputati compariranno davanti al giudice dell’udienza preliminare l’8 aprile. Si tratta di uno dei due filoni d’indagine aperti dalla Procura sulla sanità locale (l’altro è quello tuttora “pendente” riguardante presunti illeciti commessi da medici di famiglia). A dar l’avvio all’inchiesta, è stato, come si è detto, un esposto anonimo, molto circostanziato ed estremamente “tecnico”, in cui si prendeva di mira un solo medico, il cardiologo cinquantacinquenne Flavio Faggioli, accusato, in sostanza, di aver eseguito, in ospedale, prestazioni di tipo libero-professionale durante l’orario di servizio “istituzionale”. Nel prosieguo delle indagini, erano poi rimasti coinvolti gli altri 10 sanitari: Elvio Benedetti, 59 anni, oncologo e gastroenterologo; Aldo Carbonari, 50 anni, Roberto Chiozza, 59 anni e Giuseppe Nicotra, 60 anni, cardiologi; Marino Del Frate, 53 anni, reumatologo; Oriana Delicati, 51 anni, pneumologo; Marino Lutman, 56 anni, ortopedico; Nicoletta Orzes, 50 anni, gastroenterologo; Giulio Tamburlini, 56 anni, odotontomastologo, e Leonardo Zappalà, 60 anni, urologo, tutti in servizio al nosocomio di via Veneto. Diverso il numero di prestazioni “irregolari” attribuite nel capo d’imputazione agli 11 medici: si va da un minimo di 11 sino a un massimo di 430, effettuate tra il 2002 e il 2003. Gli imputati – secondo la tesi dell’accusa – avrebbero effettuato visite specialistiche private negli ambulatori dell’ospedale durante il normale orario di lavoro. Nel timbrare il cartellino, non avrebbero inserito il codice obbligatorio 41 che consentiva all’amministrazione di distinguere le ore di presenza del medico nell’esercizio di attività libero-professionale da quelle dedicate al lavoro d’istituto. Da qui, oltre all’abuso d’ufficio, l’ipotesi di truffa ai danni dell’Azienda in quanto gli imputati avrebbero percepito lo stipendio, previsto dal contratto, per ore dedicate alla libera professione. Tre di essi sono accusati, anche, di peculato per aver fatto uso, durante le visite private, di strumentazioni medicali in dotazione ai vari reparti o per non aver versato all’Ass il 12 per cento che le spettava su ogni onorario percepito. Accuse che, l’8 aprile, saranno al vaglio del gup cui spetterà decidere se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio del pm o quelle di proscioglimento, oppure di riti alternativi da parte dei difensori, gli avvocati Flavio Samar, Samo Sanzin, Luigi Genovese e Livio Lippi.
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