Primariato, il concorso davanti al giudice del lavoro

Il cardiologo Matteo Cassin ha presentato ricorso al giudice del lavoro del tribunale di Pordenone contro la nomina di Guglielmo Bernardi primario del reparto di cardiologia.
Davanti allo stesso giudice del lavoro sedici medici hanno chiamato a giudizio l’Azienda per l’assistenza sanitaria 5 del Friuli occidentale chiedendo un risarcimento di 37 mila euro. Ma ecco i casi nel dettaglio.
Cardiologia. Matteo Cassin è arrivato secondo nel concorso per sostituire Gianluigi Nicolosi. Aveva contestato la nomina e presentato un ricorso al Tar. I giudici amministrativi avevano respinto l’atto ritenendo di non essere competente in materia in quanto la selezione per il primario non è un concorso vero e proprio. Il medico, era stata la posizione del Tar, avrebbe dovuto riassumere la causa davanti al giudice del lavoro. Così ha fatto Cassin che chiede l’annullamento del decreto di conferimento dell’incarico di direttore della struttura complessa di cardiologia dell’ospedale di Pordenone e l’assegnazione del posto al ricorrente. In subordine chiede il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali e la rifusione delle spese di lite. L’azienda si è costituita in giudizio con l’avvocato Vittorina Colò, dirigente della stessa, e Federico Rosati del foro di Trieste. Spesa stimata in 14 mila euro.
Prelievo. E’ contestato quello che l’azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli e la ex Ass 6 hanno effettuato sulle visite libero professionali intramoenia, ovvero eseguite all’interno delle aziende. Sedici i dirigenti medici che hanno presentato ricorso al giudice del lavoro contro quella che viene considerata «l’illegittimità delle trattenute del 5 per cento sui loro compensi dell’attività libero professionale intramoenia operato dalle due aziende dal settembre 2012 fino agli accordi integrativi aziendali».
La richiesta è di condanna dell’azienda al pagamento del complessivo importo di 37 mila euro. Ricorso che l’Azienda giudica infondato. (d.s.)
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