Preso a martellate, muore dopo undici anni d’agonia

Claudio Bonanni fu ridotto a un vegetale per un prestito negato a un giovane. Colpita anche una collega della filiale Bnl di Sacile, che guarì. Lui, invece, non si è più risvegliato

SACILE. Era il 24 aprile 2003, vigilia di festa. Alle 14 arrivò una telefonata al 112. Un impiegato della Banca nazionale del lavoro di via Ruffo, a Sacile, comunicava che non riusciva a entrare nell’istituto di credito. Poco dopo, arrivò il padre di un’impiegata, che l’aveva vanamente attesa a pranzo.

I militari dell’Arma forzarono la porta. A terra, in una pozza di sangue, Claudio Bonanni e Marzia Tonitto, due dipendenti della banca. La 24enne sacilese venne portata in elicottero all’ospedale di Trieste, il 46enne pordenonese in quello di Udine.

La giovane, dopo molti mesi, uscì dal coma e si avviò, lentamente, una vita normale. Claudio Bonanni, invece, non riprese più conoscenza: reso cieco dai traumi al capo, alimentato artificialmente, incapace di un solo gesto volontario, da quello più semplice, come muovere un dito, a quello più complesso del camminare.

Da quel giorno non ha più potuto abbracciare la moglie, né i due figli, non ha potuto sorridere né piangere, non pronunciare una sola parola.

Nonostante i medici avessero escluso che potesse uscire dal coma vegetativo, la famiglia gli è stata sempre al fianco, non ha mai perso la speranza. E’ stato un peregrinare tra ospedali e strutture specializzate.

Undici anni dopo, tra la vita e la non vita, a 57 anni, Claudio Bonanni è morto. Il 6 dicembre era stato colpito da una grave forma di polmonite ed era stato portato all’ospedale di Pordenone.

Era stato stabilizzato e accolto nel reparto di medicina 2 per sei giorni. La mattina di Santa Lucia era stato trasferito a Sacile, nella struttura per post acuti, dove alle 6.20 di ieri il suo cuore ha smesso di battere.

Il dipendente della Bnl di Sacile aveva radici a Raveo, dove vive la madre Maria Zanier. Dopo anni di lavoro nella sede di Udine, si era trasferito in una villetta di via San Quirino, a Pordenone, per essere vicino alla famiglia, alla moglie Marta, originaria di Roveredo in Piano, e ai due figli.

Claudio Bonanni non ha mai potuto guardare in faccia il suo aggressore, Thomas Zandonà, tuttora rinchiuso nel carcere di Padova, dove sta scontando vent’anni di reclusione per rapina e duplice tentato omicidio.

Al giovane i carabinieri arrivarono in poche ore, dopo avere visionato le telecamere della banca. Il 24enne era arrivato alla Bnl fuori orario, bussando da una porta secondaria. Voleva soldi, un finanziamento per acquistare la moto, che da disoccupato non avrebbe potuto ottenere.

Mentre Marzia Tonitto stava facendo una fotocopia, estrasse un martello e la colpì alle spalle. Claudio Bonanni venne richiamato dai lamenti della ragazza. Non riuscì a intervenire, perché aveva puntata contro una pistola, appartenuta al nonno del giovane.

Così l’impiegato non potè reagire ai colpi di martello. Thomas Zandonà si era accanito anche contro di lui. Poi era uscito dalla banca, era andato a Caneva a versare il saldo ed era tornato a casa con la moto nuova, fiammante. Tre ore dopo l’aggressione era stato prelevato dai carabinieri.

La vita non vita di Claudio Bonanni è durata undici anni, sino all’alba di ieri. Non ha potuto mai sapere di essere circondato dall’affetto della famiglia, non ha potuto mai sapere che il suo aggressore è stato condannato, non ha potuto mai sapere che la sua collega, alla quale si era avvicinato per difenderla, si è ripresa.

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